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Recensione: Dave Van Ronk – Inside Dave Van Ronk (1964)

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Chi conosce Dave Van Ronk e si interesserà a questa ristampa non è detto che sia un appassionato del cinema dei fratelli Coen; amare il cinema di Joel e Ethan Coen non è un obbligo per alcuno, ma in questo caso, per coloro che rientrano nel novero dei loro cultori, non è nemmeno certo che tutti sappiano porsi nella giusta prospettiva dinanzi al loro ultimo film “A proposito di Davis”, perché non tutti possono dirsi dei folkie. Si tratta di un delicato e straordinario spaccato del Greenwich Village un momento prima che esplodesse la fenomenologia del menestrello di Duluth, Bob Dylan. E non è sufficiente a calarsi nella giusta atmosfera sapere che il film trae liberamente spunto, appunto, dalle memorie del cantante-chitarrista newyorkese Dave Van Ronk, grande amico di Bob Dylan, perché i riferimenti sono perfino più intriganti. Basti pensare che il titolo originale (“Inside Llewyn Davis”) richiama proprio quello che è il gioiello della discografia di Van Ronk e che all’interno della storia raccontata il personaggio immaginario del protagonista, uno sfortunato folk-singer che non riesce a catturare l’attimo fuggente del successo, ha inciso un disco rimasto invenduto la cui copertina allude senza riserva alcuna a quella di Inside Dave Van Ronk. Potrete gustarvi questa magnifica connessione guardando le immagini che vi proponiamo in questo articolo dell’LP originario di Van Ronk e quello fittizio inventato dai fratelli Coen. Il film dei Coen è un omaggio voluto a un artista che non ha raccolto nella realtà quanto avrebbe meritato e che oggi, con il recupero del suo album del ‘64 (registrato però all’inizio del ’62), il quarto e sicuramente il più bello, è concesso anche a noi di conoscerlo meglio e di apprezzarlo per quello che è stato, ovvero uno dei pionieri del rinnovamento del folk in chiave urbana avvenuto al Village nei primi ‘60. Titolare di venti e più album in carriera, quasi tutti assai significativi ma nessuno che abbia raggiunto vendite consistenti. A guardarlo Van Ronk – è morto a New York, 10 febbraio 2002, a 66 anni – somigliava più a un camionista che a un fine cantastorie ma vi basterà ascoltarlo in “Both Sides Now” di Joni Mitchell per comprendere appieno quanto fosse bravo nel dare profondità e autenticità alla sua interpretazione. Inside Dave Van Ronk va visto oggi come uno dei reperti del boom del folk nei Sessanta, propone dodici brani, tutti traditional rivisitati con il moderno approccio dell’epoca, nei quali Dave con la sua distintiva voce roca – tenera e allo stesso tempo dolente – si accompagna all’acustica (cui aggiunge lievi tocchi di dulcimer, arpa e armonica) con toni semplici e sommessi. Ma Van Ronk, con l’assoluta padronanza del fingerpicking chitarristico, può essere considerato uno dei pochissimi musicisti bianchi che può cantare il blues acustico e rurale dei neri senza sfigurare. Classici quali “Motherless Child“, “Silver Dagger“, “Poor Lazarus” e “Fixin’ to Die” e brani come “Fair and Tender Ladies” e “Kentucky Moonshiner” si susseguono con estrema linearità. Bella ed essenziale, nella sua struttura fedele all’originale, è la versione offerta di “Cocaine Blues” di Reverend Gary Davis, che più avanti negli anni avrebbe goduto di grande popolarità grazie a J.J. Cale e Eric Clapton oltreché Nick Drake. La ristampa della Fantasy non riproduce solo l’originario album ma include pure l’LP Dave Van Ronk / Folksinger del ’62 (pubblicato però solamente cinque anni dopo nel 1967) che non si discosta di molto dal precedente che comunque fa leva su una maggiore varietà strumentale. Questo secondo album contempla non solo pezzi tradizionali ma pure qualche composizione autorale di Dave. Il CD nel complesso propone 25 tracce in tutto, incise probabilmente in una unica ‘take’, apparentemente disadorne e suonate con lo stesso abituale piglio delle esibizioni nei locali e nelle coffehouse del Village. (Luigi Lozzi)



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