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Recensione: Alt-J ∆ – This Is All Yours (2014)

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Un dipinto astratto, pennellate pure e accese. Il loro nome deriva dalla combinazione della tastiera inglese per ottenere la lettera delta: gli Alt-J sono la band inglese che al momento suscita maggior interesse nella categoria indie UK. Iniziano a esibirsi nel 2007, ma debuttano ufficialmente nel 2012 con lo splendido album An Awesome Wave, vincendo il Mercury Prize. Il gruppo in precedenza conosciuto con i nomi “Dalijit Dhaliwal” o “Films” è formato da Joe Newman (chitarrae voce), Gwil Sainsbury (chitarra e chitarra basso-fino allo scorso gennaio), Gus Unger-Hamilton (tastiere) e Thom Green (batteria). Da garage band al successo internazionale il passo è breve e il gruppo ha già lanciato il suo secondo album tramite un insolito e contemporaneo mezzo l’applicazione per smartphone dedicata. Com’era prevedibile, dopo qualche giorno di diffusione i file erano già noti indipendentemente dall’applicazione. Joe Newman e soci hanno quindi optato per la distribuzione anticipata in streaming integrale del disco su Spotify. Dopo mesi di lavorazione i fan più che incuriositi ascoltano This is All Yours, un disco notevole, nonostante non presenti netti cambiamenti di stile rispetto al precedente. Nelle nuove 14 tracce spiccano Intro (che ricorda Fitzpleasure) l’azzardo meglio riuscito dell’album. Una danzante Every Other Freckle cattura immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore. Left Hand Free è il brano più semplice e forse proprio per questo è stato il primo estratto. Ben tre canzoni sono dedicate alla città giapponese Nara e ciò conferma l’origine della loro ispirazione, palesata in Garden of England-Interlude, brano in cui gli strumenti a fiato sono i protagonisti. Bloodflood pt.II porta in superficie la continuità mantenuta con il precedente album. È inoltre inclusa una bonus track dal titolo Lovely Day, cover di Bill Withers (disponibile nella versione deluxe di iTunes) come degna conclusione del disco. This is All Yours presenta una giusta alternanza di sonorità, senza esagerazioni e crea atmosfere oniriche. Le particolarità della voce rendono nell’immediato riconoscibile ogni canzone, sia pure azzardando un paragone con Thom Yorke. In ogni brano è presente un continuo e sapiente gioco di tonalità essenziali e ritmi sfalsati per atmosfere quasi mistiche. Un album forse non all’altezza delle aspettative, tuttavia un buon lavoro per un gruppo che raduna sempre più appassionati. Gli Alt-J sono una ventata d’aria fresca nel panorama musicale europeo. Consigliato? Assolutamente sì. (Giulia Coin)



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