Bei tempi quelli in cui per “rete” s’intendeva il pallone che finiva nel sacco e i dischi dal vivo servivano veramente a qualcosa; ne attendevi l’uscita per saggiare finalmente come suonavano “live” canzoni ormai metabolizzate e consumate nelle versioni in studio… Qui però si parla dei Raff, gente che quando si tratta di ribaltare tavoli e regole ha gran voce in capitolo per cui, alle prese con il loro anelato debut album, faccio il percorso inverso e mi godo il frutto “in studio” di inni che tante volte avevo solo potuto urlare sotto il loro palco o recuperare su dozzinali formati circolanti su internet. Trent’anni fa il mai edito Gates Of Fortune avrebbe potenzialmente cambiato il futuro della band capitolina dei fratelli Bianco ma perché ciarlare di ciò che poteva essere e per mille ragioni non è stato, della King Steve Records e altra aria fritta di cui i Raff stessi (e un seguito fedele) ne avranno le palle abbondantemente piene? Qui è superfluo tirare fuori la lente d’ingrandimento e sentenziare se si tratti di hard rock, di heavy metal, di entrambe le cose o di qualcosa di diverso perché mentre si perde tempo a formulare etichette, si corre il rischio di trascurarne l’autentica spina dorsale: la fiera ostinazione nel non darla vinta alle rogne del passato, spirito e passione elargiti a piene mani, insomma, cose che non si scaricano dal web. Queste canzoni – tutte – ti prendono a calci nel culo e ti fanno balzare dalla sedia, ecco cosa conta sul serio, schegge che preservano tiro e furore originari e che brillano per vigore grazie anche alla produzione di Fabio Lanciotti che le rende attuali ma grazie al cielo, mai “forzatamente moderne”. Raff è un album che digrigna i denti e sfodera i muscoli, lo avverti nella grinta di Chris, nelle sacrosante mazzolate di Master e nel contributo determinante di Tony Arcuri che, per quanto da vecchio fan della band si schernisca, tanto peso specifico ha avuto in una rinascita che non avrebbe potuto essere più benvenuta. Con questo disco, alla lunga e travagliata storia dei Raff (peraltro egregiamente tratteggiata dall’impeccabile Giovanni Loria nel booklet interno) si associa finalmente una colonna sonora degna e corroborante, da suonare tutta d’un fiato fregandosene dei tanti, troppi anni di ritardo. La Cruz del Sur lo ha pubblicato in vinile, la Jolly Roger in cd, mai come questa volta l’imbarazzo della scelta è un privilegio di cui vale la pena avvalersi senza neanche batter ciglio… Uscire nel 2014, recuperare trenta fottutissimi anni e dimostrare i motivi per cui questo nome è scolpito nella storia più nobile dell’hard rock italiano, anche se in quell’epoca i dischi li facevano gli altri. Un discorso un po’ complicato ma è roba da Raff! (Manuel Fiorelli)
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