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Live review: Edda al CSC di San Vito di Leguzzano (Vicenza)

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20 anni. L’ultima volta che vedemmo fu a fine agosto 1994. C’era un festival, in provincia di Vicenza, dove collaboravo all’organizzazione assieme a un affiatato gruppo di fratelli. Suonarono i Ritmo Tribale, davanti almeno a 5.000 persone. Fu una serata indimenticabile. Poi il nulla. Edda sparisce, i Ritmo anche. Tutto fino al 2009. Esce in quell’anno, infatti, Semper Biot. Disco bellissimo, inaspettato e proprio per questo ancora più bello. Talmente bello da non trovare parole adatte per descrivere le sensazioni che si provano ad ascoltarlo, senza cadere nella banalità, nella mediocrità, nella descrizione di una vita difficile e turbolenta, come origine di testi intimi e disperati. Quando il disco esce, ancor prima di ascoltarlo, senza bene sapere perché (io e Edda non siamo amici, non ci siamo mai più rivisti dopo quella sera), la sensazione è quella che provi quando un tuo caro amico torna dopo anni che non lo vedevi, senti caldo. Hai voglia di sapere come se la passa. Allora prendi il disco, lo ascolti e godi. Così è stato anche per Odio i Vivi e così è ora anche per Stavolta Come mi Ammazzerai?, ultima fatica del Nostro, disco italiano dell’anno non solo per noi di ML ma per quasi tutti quelli che in Italia si occupano di Musica Indipendente (e indipendentemente). Ti puoi immaginare, quindi, con che stato d’animo mi metto in viaggio per sentire il concerto che si è svolto al Centro Stabile di Cultura a S. Vito di Leguzzano, in provincia di Vicenza. Il CSC è un mito: da 25 anni questi “ragazzi”, riuniti in un’associazione, organizzano musica live, senza nessun aiuto esterno (sponsor, amministrazioni varie, di vari colori), auto alimentandosi con tesseramenti e ingressi ai concerti. Questo è un gran vantaggio. Praticamente fanno suonare chi vogliono, ma ciò che è ancora più bello è che non fanno suonare chi non vogliono. Inutile dire che il risultato è egregiamente superlativo. Entriamo e poco dopo riesco a fermare Edda, che si aggira sorridente per il locale. Gli mostro la foto scattata 20 anni prima allo “Sgnarock” (così si chiamava il festival). Si illumina, anche se non si ricorda molto bene (è “Edda lo smemorato…”). Gli chiedo la replica. Accetta. La facciamo, ma dopo averla vista non ci va bene. La rifacciamo e ci piace. “Siamo belli” dice a mia moglie che si è offerta di scattare le foto, “siamo sempre belli”. Facciamo due chiacchiere e poi è ora del live. Gente ce n’è. Ed è anche bella motivata. Segno questo che il concerto andrà alla grande. Salgono sul palco Luca Bossi, prima, per accordare il basso e poi Fabio Capalbo. Il loro contributo alla riuscita del set è fondamentale. Fabio alla batteria mena come un fabbro, ma un fabbro gentile, che conosce bene il suo lavoro e quando deve accarezzare lo strumento lo fa con maestria e dolcezza. Luca è una sorpresa continua: non sbaglia una nota, suonando il basso con il plettro ma riuscendo comunque a farne uscire un suono caldo e deciso, cosa non semplice e poi, alle tastiere, tenendo la cassa con un suono di basso con la mano sinistra e producendo gli accordi suonando il pianoforte con la destra, usando con sagacia lo strumento “Ableton”. Edda sale sul palco per ultimo. Dopo la presentazione della Band, che dice di non fare mai, attacca “Pater” e poi non si ferma più. Introduce ogni pezzo con l’atteggiamento di chi è distaccato, di chi è consapevole che quello che sta facendo non è la cosa più importante del mondo, che nel mondo c’è anche altro, ma poi, mentre canta, con una voce davvero notevole, dolce e piena di cattiveria allo stesso tempo, ruvida, ma piena di bellezza, urlata ma sussurrata, si capisce che tutto arriva dall’anima, che niente è lì per caso e che quello che abbiamo la fortuna di ascoltare è vero. Per questo non ti prenderanno a Sanremo, Edda, rassegnati! Così scorrono “Mademoiselle”, “Puttana da un Euro”, strepitosa, “Milano”, “Odio i Vivi” e le altre fino al finale a sorpresa, con “Uomini” dei Ritmo. Concerto bellissimo, che oltre al piacere di rivedere un grande artista alla ribalta, ha aggiunto la conferma di due musicisti che, uniti al Nostro, formano una banda rock con luminosa energia, sapiente inventiva e religiosa dannazione. Vorrei dar loro un consiglio, però: non fatelo il concorso per il chitarrista. Se la chitarra Edda la suona così, va benissimo. Aspettiamo vostre notizie, ragazzi. (Alessandro Grainer – 9 gennaio 2015)

Nella foto Alessandro Grainer e Stefano “Edda” Rampoldi (ieri e oggi)



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