Sfardo è il titolo dell’album di debutto del cantautore siciliano Alessio Bondì. L’autore palermitano, già vincitore del Premio De André, esordisce con il suo primo album e lo fa pubblicando un disco ispirato, dieci canzoni di una grazia cruda e meravigliosa. Alessio Bondì è un autore di razza, la sua scrittura è meticcia: nasce da radici folk e si mescola con ritmi contemporanei e il suono esotico della lingua natìa, il dialetto palermitano. Un autore dal sangue misto, insomma, che non a caso è stato definito una via di mezzo tra Rosa Balistreri e Jeff Buckley. Tra i temi più ricorrenti del suo lavoro ci sono l’infanzia, il racconto della terra lontana, la nostalgia. Da qui nascono le ispirazioni che compongono l’album, la suggestione letteraria o i ricordi d’infanzia come nel caso di Gianni granni: “Come si faceva da bambini, quando si sceglieva un posto dove custodire le cose più segrete, con questo brano anche io ho costruito una capanna per mettere al riparo quello che ho di più sacro, la mia prima bici, i cucchiai di legno, un litigio, le mie voragini.” C’è l’invettiva del giovane artista che lotta per trovare i propri spazi (Iccati sangu) ma anche per squarci di vita privata (Rimmillu ru voti), che ha scelto di incidere su nastro a modo suo: “È la canzone più intima che ho scritto, un’emozione fortissima mi percorre ogni volta che la suono. L’ho registrata in studio durante una sessione pomeridiana, da solo, con chitarra, voce e armonica. Dopo questa non abbiamo voluto registrare più nulla.” I brani che compongono l’album, pur diversi tra loro, si caratterizzano per la cifra stilistica dell’autore oltre che per la naturalezza della sua interpretazione: se in Vucciria Bondì ci regala una performance formidabile con un irripetibile testo e un ritmo folle, nella ballad In funn’ o mare, da una melodia strascicata riesce a far sbocciare un inciso leggero e lirico, una fuga verso l’alto come la fuga dalla realtà che ne ha ispirato il testo: “Durante una notte in spiaggia, improvvisamente la luna venne coperta da un’enorme nuvola. Pensai di trovarmi in fondo al mare con un galeone a volare sopra la mia testa.” Ma è nella title track Sfardo che si sintetizza il talento di Bondì, è il punto di partenza inarrivabile, le prime liriche in dialetto scritte da Alessio che svettano contro le melodie irraggiungibili della sua voce: “Da un rivolo è uscito il mare”. Il cantautore venticinquenne, palermitano di nascita ma romano d’adozione, ha avuto anche un breve trascorso come attore prima di diventare un musicista tout court. La sua scrittura, autentica per il linguaggio scelto, fa di Bondì un musicista atipico, artisticamente apolide, con alle spalle una ricca esperienza di concerti; si è già esibito in giro per l’Europa (Berlino, Parigi, Barcellona), in georgia, milita in progetti paralleli bilingue con artisti d’oltreoceano (il duo A Santa con la cantautrice brasiliana Nega Lucas). Alessio Bondì è un cantautore ambizioso, che ha cercato a lungo la forma per le sue canzoni e che, per paradosso, l’ha trovata solo dopo averle spogliate di ogni fronzolo. E come l’autore, hanno trovato casa nella melodia (e nella lingua) nativa, proprio come il titolo del celebre brano dei Talking Heads, This must be the place (native melody). L’album prodotto da Fabio Rizzo (già al lavoro con Pan del Diavolo, Dimartino…) sarà pubblicato il 7 aprile 2015 da Malintenti Dischi e vede la collaborazione di Ferdinando Piccoli (Waines), Salvo Compagno (Akkura, Mario Incudine) e Serena Ganci (Iotatola). (Fonte: Ufficio stampa Gabriele Lo Piccolo)
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