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Recensione: Andrea di Giustino – Il senso dell’uguale (2015)

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Riciclando la scena di quel bel pop italiano che tanto piace alla nostra tradizione discografica e, come dire, al pubblico dominio. Cantautore, vocal coach, bella presenza in video e (manco a dirlo) di voce. Andrea Di Giustino torna in scena con un terzo lavoro che piace nella produzione, guidata per mano anche dal saggio Mauro Mengali degli Oro, e dalla genuina rappresentazione di sé, quando è di sé che si abbisogna e di sé che ci si reinventa, tra le dialettiche poetiche e quelle assai meno elaborate ma che provengono, sempre e comunque, dall’istinto intellettuale ed emotivo. Si intitola Il senso dell’uguale, concept album dedito alla disamina intimista, se così vi è permesso definirlo nel momento in cui l’ascolto punta lo sguardo dritto verso un certo modo di assaporare ogni cosa che ci vive attorno. Un disco che trova l’apice di scrittura e di poesia nella prima parte con i brani Punto e capo – di cui la rete ci regala un bellissimo videoclip – e poi la successiva Controindicazioni che personalmente reputo essere un piccolo gioiello che sfiora con garbo e gentilezza le alte cime cantautorali di quei brani come Giudizi universali dell’eterno Bersani. La title track del disco diviene bandiera e identità di fabbrica che quasi d’ufficio sigilla l’opera con un marchio che purtroppo andrò a perdere di vista nel proseguo dell’ascolto; ascolto che mi restituisce brani che purtroppo non lasciano segni evidenti di un passaggio d’autore. Un disco che sicuramente avrebbe necessitato di maggiore attenzione e critica personale quanto di ascolti ripetuti prima del confezionamento per il pubblico. Da qui insomma si dipana un leggerissimo pop rock italiano che interseca, con gusto e mestiere, canzoni dal sapore estivo intente a proporre qualcosa di incisivo e accattivante ma ancora poco pregne di energia e collante. Con L’amore non vissuto e Aprile invece si torna intimi ed efficaci, prendendo le distanze dalla banalità e dalla superficialità. Andrea Di Giustino, abruzzese, fa della sua musica un breviario di emozioni intense e capillari che non ha affatto voluto tenere nascosto nel cassetto dei segreti. Trasparenza e voglia sincera di essere l’artista che ognuno di noi è, questo è per me Il senso dell’uguale. (Alessandro Riva)



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