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Walamaghe: il romanticismo digitale del nuovo millennio (intervista)

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In balia del mare, “Come i Pesci”, nuotando a vista e lasciandosi guidare dall’istinto. Per noi umani di Terra, l’istinto è emozione che pregiudica e che contamina. Il primo lavoro da cantautore per Walamaghe si intitola proprio “Come i Pesci” lanciato in rete dal bellissimo singolo “Alfonso”. Italo-somalo, nome d’arte proveniente da radici familiari, una gavetta di anni come turnista presso molte produzioni compresa quella di Cisco (ex Modena City Ramblers). Mondo digitale per Walamaghe, sensazioni di plastica in una città deserta e industrializzata, solitudine e ricerca. Un EP che si tinge di malinconia e di grigio periferia, come in periferia è la vita dei personaggi che incontriamo lungo l’ascolto. Due chiacchiere con lui, il bellissimo video e la sensazione che qualcosa di ancora più bello debba accadere a breve.

Intervista a Walamaghe di Alessandro Riva

Primo lavoro come cantautore. Come ti vedi in questi panni?
È quello che ho sempre fatto e ci sto molto comodo! Nonostante in questa fase la mia musica sia prevalentemente elettronica mi sento legato alla dimensione più classica del cantautore e tento di farla convivere con le soluzioni più contemporanee che ho scelto.

Ascoltando questo EP la prima cosa che mi incuriosisce è come non ritrovare alcuna traccia di Irlanda dopo tanti concerto con Cisco. Che tassello manca alla storia?
Quella con Cisco è stata un esperienza fondamentale ma non tanto da un punto di vista strettamente stilistico. È stata una lezione di umanità, una finestra su tutto quello che significa organizzare un tour, viverlo con entusiasmo e professionalità. Il mio percorso artistico l’ho sempre tracciato da solo scegliendo in totale autonomia cosa raccontare e a chi ispirarmi per farlo.

Scena indie italiana. Come la vedi? Cosa si sta sviluppando tutto intorno? Anche qui siamo tutti “Come i Pesci”, non trovi?
Nel mare come nella musica indie ci sono i banchi di pesci, che rimangono uniti e svoltano come un corpo unico quando incontrano altri corpi fluttuanti e poi ci sono pesci più solitari che difficilmente vengono accettati da un banco. Io nuoto come questi ultimi. Penso che la scena indie italiana sia fatta di microrealtà asserragliate in un mal riposto senso d’identità e direzione. I gruppi e gli artisti indie sono di altissimo livello, in giro ci sono cose fantastiche ma l’ambiente a cui sono connesse è molto esclusivo e a tratti direi quasi provinciale. Vige il nepotismo e ci si fida più del numero di view su YouTube che delle proprie orecchie e del proprio istinto.

Le ambizioni di questo primo EP: preludio di un lavoro più esteso?
Sì, un lavoro più esteso è praticamente finito e pronto per essere dato alle stampe ma si è scelto di agire con calma, ponderando bene ogni cosa da dare in pasto al web. C’è in cantiere anche un EP totalmente in inglese che potrebbe dare il là per un espatrio del progetto ma per ora sono solo idee sulla carta.

Parliamo del singolo e del video “Alfonso”.In qualche modo stai dicendo qualcosa a te stesso?
Eh, eh, eh, beccato! Nel video forse mi rimprovero di non essere stato presente nella relazione di coppia quanto avrei dovuto, la verità è che le cose che racconti finiscono per cambiare di significato. Ho sempre amato questa caratteristica delle canzoni. Il mutamento, la clandestinità. La musica viaggia e cambia con noi, non si può cercare di imbrigliarla e darle dei significati assoluti perché semplicemente non li ha.


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 19 Luglio 2015

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