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Recensione: Black Tail – Springtime, 2015 (full album stream)

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Il viaggio di Cristiano Pizzutti, songwriter nato nella provincia di Latina, già leader dei Desert Motel, il cui percorso artistico è iniziato nel 2007 e si è concluso nel 2012, riparte con i Black Tail “un progetto musicale partorito in un bosco fuori Boston che adesso vive tra Latina e Roma” e soprattutto con questo disco di debutto intitolato Springtime che – a detta dello stesso autore – inizialmente era stato pensato come un EP.

La canzone che dà il nome all’album è la traccia iniziale ed è un concentrato di indie pop con assolo chitarristico degno di Nels Cline, veramente molto bella. Loose Ends è una perfetta pop song da tre minuti tre, un po’ stralunata alla Pavement ed è seguita dalla deliziosa psichedelia di Small Talks.

C’è poi la cavalcata elettrica di Love is a Bore con i suoi stupendi incastri melodici, l’acustica November dove, per qualche minuto, avvertiamo il vuoto incolmabile che Elliott Smith ci ha lasciato da dodici anni a questa parte. E poi ancora la meravigliosa The Day Before TV, l’acida e vigorosa How to Be Lost at Sea, l’apparente rilassatezza iniziale di Tree-tops con un finale strumentale davvero vibrante, mentre nella conclusiva Oak il riferimento ai Wilco post-A Ghost is Born mi sembra più che esplicito.

La prova d’esordio dei Black Tail è un lavoro maturo e bello, e se vogliamo parlare di sentimenti mi viene subito in mente quell’essere italiani con l’immaginario proiettato in quell’America che Cristiano e tanti di noi abbiamo sempre sognato a occhi aperti. (Domenico De Gasperis)

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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 16 Novembre 2015

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