A un tratto arriva per tutti il momento di fare il punto della situazione. Come a tracciar linee di confine e punti fermi di ciò che è diventato il tutto. Scrittura, musica, aspirazioni, ambizioni e soprattutto errori. Nulla di più e nulla di meno in questo disco se non quella grinta di chi è in perenne evoluzione e lo fa con maturità e intelligenza: perché fermarsi per fare il punto della situazione invece di correre sempre, è segno di grande intelligenza.
Luca Faggella dai tempi delle sua devozione a Piero Ciampi è divenuto un cantautore, un uomo maturo, e oggi ci racconta il suo passaggio con tredici canzoni del suo repertorio tratte dalla discografia firmata a suo nome in questi diciassette anni di carriera. Aggiunge però anche sei inediti, testimonianza ferma che il suo lavoro è in viaggio senza ostacoli. Un disco che si dipana senza sforzo, soprattutto per chi conosce il mestiere, regalando una canzone d’autore oscura e poco vivace, sempre malinconica, anche quando suona Un maggio di ciliegie in cui si avverte un filo di grigiore e di tramonto negli occhi.
E poi c’è il mondo nuovo di Faggella, a partire dal singolo di lancio Tempo in pieno stile del tempo attuale, tra synth e quel cadenzare i testi. Splendida la voce femminile che lo accompagna per gran parte in formazione corale: Elisa Arcamone. Elettronica e introspezione, che già dal brano Ti bacio e torno (dal disco Ghisola del 2010) se ne potevano scorgere i grandi intenti. Un disco che non annoia se misurato con altrettanta intelligenza, se centellinato negli angoli dell’ascolto… Insomma, di sicuro niente che sia dedito al commercio di banale e veloce consumismo. (Alessandro Riva)
Intervista a Luca Faggella di Alessandro Riva
Citi spesso la varietà di mondo che esiste in una sola persona. Allora questa antologia è la tua descrizione umana, caratteriale ed artistica?
Sì, direi di sì. Forse anche non solo mia. Se no magari, non avrebbe motivi di interesse. La complessità delle persone, questo strano fenomeno per cui la società è più semplice, semplificata di una persona sola, è uno dei temi della raccolta. Il valore di ognuno di noi.
In questi anni, rivedendoti in un solo disco, che sensazioni provi? Dal ’98 di Piero Ciampi a questi inediti? Ti riconosci e ti piaci in questa evoluzione/trasformazione?
Più che piacermi, mi accetto è la mia dichiarazione di assumere chi sono, di accettare il percorso e di averlo compreso. Non è una cosa casuale, data da commissioni o incitamenti, mi sono incoraggiato da solo, ho scelto e scritto ogni nota, ogni parola, ogni pubblicazione. Mi sembrava divertente fare, tracciare la linea. Ecco, fin qui è andata così, dico come: e ho scelto i brani (oddio, mi son fatto anche suggerire da pubblico, amici, ascoltatori). Si va bene così direi, sono soddisfatto della “storia” fino a oggi.
Un disco pieno di collaborazioni. Questi nomi hanno influenzato la scelta dei brani da inserire?
No. Se fosse stato così, non poteva mancare “Olimpia” con Stan Ridgway, (oddio di questa esclusione mi pento un po’ il brano mi piace moltissimo) o “Nuova vita” con Piotta e mia sorella Francesca, e potrei fare altri esempi. No. La scelta è stata dettata da un percorso che tenesse insieme un cammino che ha attraversato generi musicali molto diversi, con brani che fossero importanti e segnassero il cammino senza sbalzi, forzature.
Il nuovo Luca Faggella in questi 6 inediti. Che artista troviamo?
Ah! E che ne so. Spero che vengano ascoltati e che dicano gli ascoltatori che cosa hanno trovato. Sono canzoni romantiche, piene di desiderio e passione. Credo si senta molto bene, che balzi all’ascolto, per così dire. Per me è una fase difficile, l’album è fin dalla copertina molto vero. C’è la vita dentro: il desiderio è che anche fuori, all’ascolto, questo si senta.
Dal vivo in vecchi brani con il nuovo suono. Che cocktail sta venendo fuori?
Mi metti in difficoltà, perché sono felicissimo del trio dell’antologia. Con Greta e Elisa ho avuto sempre una grande fortuna: suonare con una band di musicisti bravissimi, dediti e appassionati al loro lavoro. Artigiani di alto livello, dai tempi di “Luca Faggella canta Piero Ciampi” ai Bus Ticket, dai Situazionisti e la Fetish Band al trio attuale. Persone brave, che insegnano, arricchiscono le canzoni e questo spettacolo: “I concerti dell’antologia” è un bel suono elettroacustico, parecchio post-punk. Che in fondo è il mio ambiente, il suono che amo e il linguaggio in cui sto meglio. Sarà anche un fatto generazionale, ma è la mia musica alla fine. Folk, etnica, post-punk stanno benone insieme. La radice è popolare, antica e contemporanea quindi, mi pare stia venendo una bella cosa ma quello poi dipende dal pubblico, se ci sentiamo reciprocamente o meno. Se sì, sta venendo bene. Devo dire che noi siamo contenti.
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 24 Novembre 2015