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Recensione: Dub All Sense – Bro (2015)

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Ci piace davvero questo nuovo “esperimento” dei Dub All Sense. Al fianco di Dubline ritroviamo Neil Perch e con loro si chiude gran parte del quadro storico e portante non solo del collettivo D.A.S. ma per gran parte del dub internazionale. In questo nuovo scorcio di mondo, i compagni di camerata propongono grida sociali per la difesa della morale, del futuro, della nostra stretta incolumità psicologica e caratteriale. Siamo immersi in una eterna “Babilonia” di vizi e di falsissimi nuove figure mitologiche.

Non a caso si rende ovvio intitolare il singolo di lancio proprio Babilonia ed è bellissima la condivisione di Zulù (99 Posse) e Treble Lu Professore. Ma il collettivo chiama anche altri nomi come Mr. Williamz che firma una rivisitazione del recente successo dal titolo Haffi Bun. E poi ancora Speng Bond, Marina P, Luca (Polina), MrDill Lion Warriah, Mc Baco, Fikir Amlak, Fleck, Virtus & JanahDan, TadeoMan. Un disco che non annoia affatto, soprattutto quando si fregia di una fine elettronica cosiddetta dub e raggamuffin. (Alessandro Riva)

Intervista ai Dub All Sense di Alessandro Riva

Collettivo. Ricorre spesso questa parola. Ma dietro gli ovvi significati, cosa c’è di più importante?
L’unione, la collaborazione tra diverse realtà sia musicali che culturali. Amiamo la parola collettivo perché è qualcosa che va oltre la semplice definizione di band. È un’idea in continua evoluzione.

“Babilonia” è l’unico brano del disco interamente cantato in italiano?
No, sono tre le tracce cantante in italiano/dialetto: Babilonia, Fyah Pon Dem e P’apparà.

“Bro” (ndr, titolo dell’album) come fratello…
Bro è una parola universale, significa Fratello e per noi il concetto di fratellanza è importante. Ci ha sempre caratterizzato, sia nella musica che nella vita quotidiana. In questo periodo storico l’umanità ha bisogno di fratellanza, senza distinzione di razze. Bisogna abbattere ogni barriera politica e religiosa.

La musica dub, il digitale e le sue mille sfumature. Per voi che significato ha tutto questo?
Il digitale è il nostro strumento di composizione, è la base di ogni nostra traccia, apre orizzonti e dà libero sfogo alla nostra creatività. Un chitarrista suona la chitarra così come un bassista suona il basso. Il digitale ti permette, invece, di avere tutti gli strumenti a disposizione. È un po’ come avere un’orchestra tutta per te, per questo ha un significato fondamentale per la realizzazione delle nostre tracce.

E alla fine ritroviamo anche la storica firma di Neil Perch. Una “non rivoluzione”?
Neil Perch è una rivoluzione! Passa il tempo ma lui riesce sempre a stare anni luce avanti in questo ambito musicale. Rispecchia la nostra mentalità e quindi il suono e lo stile che vogliamo portare avanti. Per noi Neil resta il top e l’innovazione, almeno per quanto riguarda il dub.


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 14 Dicembre 2015

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