Un disco che porta con sé il profumo di ricchezza spirituale, energia di vita, legami inarrivabili. L’ascolto mi porta davanti a un bellissimo (e sottolineo bellissimo) lavoro di pop italiano, quando poi questo viene dalle mani di un maestro direi che il risultato è più prezioso. Melody Castellari pubblica un album dal titolo Ci sarà da correre in cui raccoglie dieci brani scritti dal padre, Corrado Castellari, uno degli autori italiani più conosciuti e importanti degli anni d’oro del disco.
Autore di Mina, Celentano, De André, Milva e tantissimi altri. Ne ha raccolti dieci a due anni dalla sua scomparsa, li fa rivivere con i suoi suoni, la sua grinta e l’energia di una ragazza di questo tempo che chiede solo rivalsa e fiato duraturo per correre perché Ci sarà da correre in questa vita. Bellissimo questo connubio tra presente e passato attraverso lo stile delle canzoni, quel modo di concepire la scrittura della musica leggera italiana, che ha la forma di dardi precisi che sanno come raggiungere il cuore delle persone. Tutto ciò in una danza armonica e con l’irruenza di chi fa musica oggi, e per essa decide di vivere. Niente di rivoluzionario, se non fosse che la rivoluzione di questi tempi sta nel saper fare bene il proprio mestiere. (Alessandro Riva)
Intervista a Melody di Alessandro Riva
Il primo grande passaggio che mi viene da sottolineare è questo: dal “trip rock” dei Misfatto al pop italiano della famiglia Castellari. Che trasformazione è stata?
Non è stato una vera e propria trasformazione, ma un ritorno alle origini, per me inevitabile soprattutto dopo che mio padre è mancato. Tutto per me è iniziato con il pop italiano scritto proprio da lui. Oggi mi sento abbastanza “grande” da poter almeno provare ad essere all’altezza della sua musica e dei contenuti che porta in sé. Poi nel corso degli anni ho cantato e scritto di tutto, dal rock alla dance, dal soul al trip rock dei Misfatto con i quali non ho comunque chiuso la collaborazione, è un progetto che continua.
Molteplici sono le tue facce in gioco. A quali di queste somigli di più nel tuo intimo?
Oggi sicuramente mi rispecchio fortemente in quello che faccio, in questo disco. Credo che nella vita di ognuno ci sia un tempo per ogni cosa; se una volta faticavo a parlare di certi argomenti e a usare un certo linguaggio musicale era perché non ero probabilmente abbastanza matura per farlo. Dopo tante esperienze, di vita e musica, oggi mi sento determinata e molto più sicura. Questo disco è onesto, non mento in alcun modo, non cerco di seguire una tendenza, sono io dall’inizio alla fine.
La tua carriera è costellata di tantissime collaborazioni, palchi e anche un premio a Sanremo Giovani. Eppure cosa manca per arrivare al grande pubblico secondo te?
Onestamente non so come arrivare al grande pubblico, altrimenti sarei una superstar da tempo! A parte gli scherzi, credo che manchi l’attenzione verso un certo tipo di musica, o forse, più tristemente, manca l’attenzione verso la musica in generale. Oggi tutto arriva e passa in un momento, se anche riesci a infilarti in una qualsiasi vetrina, le chances di rimanere nel tempo sono minime. Un tempo la musica era un’esigenza primaria per tutti, oggi è per lo più sottofondo.
Ambizioni e obiettivi che racchiudi dentro questo disco?
L’unica vera ambizione, certo non di facile raggiungimento, è far ascoltare questo disco a più persone possibili, portare avanti il lavoro e la storia di mio padre, rendergli onore, più di quanto non ne abbia avuto in vita.
I tuoi punti di riferimento? Melody, musicalmente parlando, è solo figlia di suo padre?
Sono molto figlia di mio padre che certo mi ha introdotta ad alcuni grandi già dall’infanzia: Cat Stevens, i Beatles, Battisti, Johnny Cash. Poi però ho scoperto tanta musica da me: Nirvana, Depeche Mode, Skunk Anansie, Foo Fighters, Beth Hart e tra gli italiani su tutti un artista che adoro, Daniele Silvestri. Ho tralasciato moltissimi altri nomi, ma la verità è che sono sempre stata una vorace ascoltatrice e da tutti mi piace imparare qualcosa, ogni artista porta in sé qualcosa di speciale.
Anche Melody torna con forza a parlare – usando termini generali – di crisi e di questa nostra società. Questi nuovi protagonisti di oggi, questo nostro bel paese, questa nuova musica italiana. Secondo te in che direzione stiamo andando?
Al momento non ci stiamo muovendo in alcuna direzione. Siamo fermi, direi immobili. Credo che uno dei problemi più grandi sia il grande individualismo di cui soffriamo, ognuno pensa a sé difficilmente c’è collaborazione, più facilmente competizione sterile. Per me è questo che dovrebbe cambiare, nella musica come in tutto il resto.
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