Viaggiando per il mondo si finisce per riportarselo a casa. Ed è un po’ questo il senso di un disco che del mondo ha tutti i colori e tutti i profumi. Parliamo di composizioni in lingua inglese di scenari romantici che a tratti riportano ai romanzi di Rosamunde Pilcher e ai panorami scozzesi da urlo. E poi quel pop anglosassone, quelle ballate che d’improvviso stupiscono per andamenti jamaicani, cori infantili e tanto altro come nel brano Gibigianna oppure “sonorità islandesi” e atmosfere natalizie come nella title track An incurabile romantic.
Un bel disco quello di Alessia Ramusino, un lavoro che lascia corroborare l’esistenza e i momenti, suoni morbidi e ben decisi allo stesso tempo, una produzione che merita l’ascolto e l’attenzione salvandola da questo totale liquido del tutto e subito. Nel disco anche due brani in lingua madre, l’italiano, di cui uno è proprio il singolo di lancio Non mangio fragole. E, dovendo esprimere un timido giudizio, forse anche condizionati dalla semplice bellezza degli altri brani, mi troverei a dire che non è l’italiano il perfetto equilibrio emozionale e musicale di Alessia Ramusino. Resta comunque in Scozia il luogo ideale dove vedrei crescere la sua casa e i suoi suoni, coltivati sopra uno scoglio alto e presuntuoso contro la schiena del mare. Un disco davvero poco italiano. Un pop a tutto tondo contro le consuetudini strutture melodiche del nostro tempo commerciale. (Alessandro Riva)
Intervista ad Alessia Ramusino di Alessandro Riva
“An incurable romantic” prende tanto dal mondo oltre i nostri confini. Dalla Scozia alla Jamaica reggae, dall’America del jazz al pop attuale. Come trova equilibrio tutto questo?
L’equilibrio si risolve nell’ascolto. Se non trovi ostacoli, intralci e sbilanciamenti nell’ascoltarlo è perché è in equilibrio. Sicuramente ha un equilibrio molto personale, d’altronde parla di me, di una donna curiosa, con la valigia sempre pronta con tanta voglia di vivere, di viaggiare, di conoscere e di imparare cose nuove.
Quanto c’è di autobiografico? Cosa c’è di Alessia tra le righe di queste scritture?
Direi tutto. Ogni brano è un frammento della mia vita: da aneddoti vissuti a sensazioni ed emozioni provate sulla mia pelle, stati d’animo profondi che riesco a esprimere solo attraverso la musica.
“Non mangio fragole” penso inizi con frasi in cui racchiudo un po’ tutto quello che mi arriva dall’ascolto di questo disco: “…dipingo con la mente sagome, interpretano sogni e musiche…”. Quanto sei d’accordo con questa mia sensazione?
Be’, è una sensazione che condivido e sono orgogliosa ti sia arrivata. In questa canzone, perdonami l’espressione, c’è un po’ tutto di me. In effetti è un mix di sensazioni, emozioni, riflessioni, bilanci, scelte, decisioni, quindi indubbiamente le “sagome” della frase di inizio sono i differenti ruoli che si interpretano nella vita e che creano sogni e musiche che si ascoltano e si ritrovano negli altri brani del CD.
Ascoltando l’intero disco viene subito da chiedere: come mai due brani in italiano? Come mai solo questi due? E perché proprio questi?
Non penso prima di scrivere, voglio dire non decido ante litteram se la canzone la scrivo in italiano o in inglese o in francese. A me la musica scorre dentro e le parole che compongo per i testi fluiscono sui ricordi che mi hanno trasmesso quelle vibrazioni. Per cui a volte nascono in me in inglese a volte in italiano raramente in altre lingue. Nel mio primo CD di inediti “Iris Fields” di cui a breve ne uscirà la riedizione sempre per BMAmusic, alcune frasi o solo parole sono in Farsi, la lingua parlata in Iran.
La tua vita è segnata da tantissimi viaggi. Una condizione apolide è un ingrediente importante per essere contaminati da generi diversi o trovi che comunque avresti fatto più o meno la stessa musica pur senza quei viaggi?
No, credo che il mio imprinting sia imprescindibile dalla mia musica. Non è solo una questione di contaminazione di stili e generi diversi, questa credo possa avvenire anche solo con l’ascolto e conosco alcuni amici musicisti che in effetti traggono ispirazione ascoltando diverse sonorità ed emulandone l’andamento. In me invece c’è molto di più, c’è il vissuto, il contatto, le relazioni con altre culture è qualcosa che va molto più in profondo rispetto solo ad una contaminazione nello stile. Quindi la mia musica è quella che è per il mio vissuto.
Salutiamoci con uno sguardo al futuro. Hai girato tanto il mondo. l’Italia secondo te merita e saprà accogliere la tua musica?
L’Italia per me merita sempre e tutto. La amo tantissimo malgrado le sue contraddizioni e forse proprio per queste. L’Italia è tutto: cultura, arte, architettura, letteratura, poesia, musica, ingegno, cucina, vino, gusto, moda, scienze e potrei continuare ancora. Sono certa che potrà accogliere la mia musica nella misura in cui sarò io in grado di porgerla nel modo opportuno. La musica è comunicazione pertanto è chi comunica che, per trasmettere il proprio messaggio, deve trovare il canale, lo strumento, il mezzo, semplicemente il modo più efficace per farlo arrivare…
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