Ascolto più volte l’energia pop americana dei Dogma che cerca di conquistare un target di pubblico molto esteso. C’è carne fresca da fare arrosto per i teenager grazie ai testi molto diretti ed estremamente popolari che però tradiscono più e più volte una maturità di vita e di esperienze restando però sempre attenti a tener alta un certo tipo di attenzione. C’è carne fresca da fare arrosto per i feticisti del genere pop commerciale ai quali i Dogma parlano con liriche strutturate ad arte e con quel gusto nel mantenere in tensione l’attesa per l’inciso. C’è carne fresca da fare arrosto per gli amanti del rock epico con qualche leggera sfumatura di metal, che però troppo spesso resterebbero (forse) delusi nel non sentire la punta della cassa martellare come dovrebbe.
Insomma, questo Sospesi non ha da invidiare niente a molte produzioni di gran carriera a cui i nostri, forse troppo marcatamente, aggiungerei io, si ispirano senza troppo curarsi di alcuni passaggi assai somiglianti. Ma poco importa. In fondo, di contro, anche i famosi hanno lunghe schiere di nomi a cui dedicare ringraziamenti. Tuttavia, con tanta di questa carne al fuoco, non siamo di fronte a un lavoro di pregiata fattura e purtroppo se ne sentiva il bisogno per reggere il confronto che inevitabilmente si presenta alle orecchie e al cuore. In rete un video ufficiale che è altrettanto lontano da certi dettami di qualità e di spessore. Consideriamo però di essere sempre di fronte a una piccola produzione indipendente che ha retto con onore la sfida di sfornare un progetto che i Modà possono comodamente realizzare con migliaia e migliaia e migliaia di euro. I soldi investiti fanno una differenza pratica notevole, ma l’idea di fondo è assolutamente capace di reggere la sfida. Anzi, almeno qui c’è tanta ispirazione. (Alessandro Riva)
Intervista ai Dogma di Alessandro Riva
Sospesi. Iniziando da questo titolo, chi e cosa restano “Sospesi” oggi? I Dogma e la loro musica?
“Sospesi” è il titolo scelto per il nostro album, perché rispecchia il nostro stato d’animo e fondamentalmente la vita di un artista che rimane appunto sospeso tra l’arte, il sogno da inseguire e la realtà di tutti i giorni.
E poi parliamo del nome: Dogma. Ovvero credervi a prescindere?
Più che credere a noi, credere nella musica a prescindere. Però il concetto di credere nella musica dei Dogma non è male. Non ve ne pentirete.
Ma poi secondo voi la musica è qualcosa a cui si deve credere o un qualche modo di essere?
La musica fa parte di noi e fa parte soprattutto delle persone “non addette ai lavori”. Ci si emoziona, la musica è compagna di vita.
Un pop che a tratti mi sembra epico. Sbaglio? Quanta contaminazione c’è in questo senso?
Noi non sappiamo da cosa e quanto siamo contaminati dalla musica che ascoltiamo. Sappiamo solo che è questione di scintille, per quanto riguarda la musica che scriviamo. Ovviamente in fase di composizione ognuno di noi mette del suo, prendendo spunto dal proprio bagaglio culturale musicale.
Lasciando da parte le etichette: ambizioni e obiettivi dietro il suono dei Dogma?
Crediamo profondamente in ciò che facciamo. Il nostro obiettivo è quello di arrivare alla gente, ed emozionarci insieme con le nostre canzoni. Con le storie che raccontiamo, vogliamo il successo è siamo determinati in questo, perché sappiamo che abbiamo le carte in regola per ambire al sogno.
L’indie moderno assomiglia sempre più al passato recente americano. Voi da chi state attingendo invece?
Ripeto, noi ci sentiamo liberi da schemi. Più che attingere a qualcuno o qualcosa, ognuno di noi mette la sua parte, influenzato da ciò che ha sempre ascoltato. Crediamo sia naturale comporre musica in questo modo.
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 14 Aprile 2016