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Recensione: Il Pinguino Imperatore – Domeniche alla periferia dell’impero (2016)

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Come i Primus. Però in italiano. Suona come un budello attorcigliato dagli spasmi della colite, Il Pinguino Imperatore, arrivati a un secondo disco dopo un debutto snobbato dalle “riviste di tendenza” che adesso possono spacciare questo come il loro disco di debutto (non ho detto Rockerilla, siete voi che avete frainteso). Da quell’omonimo esordio recuperano adesso ben cinque brani (fra cui la Cul de Sac che è forse il brano che più li rappresenta, non soltanto per gli accenni al pennuto del testo), aggiungendone altrettante.

Un disco che ricorda, per attitudine, le sperimentazioni di band sottovalutatissime e dimenticate come Quintorigo o Wolfango e che musicalmente frulla Robert Fripp, Caparezza e Frank Zappa in una miscela di rasoiate di chitarre, giri di basso che ricordano delle scale a pioli, pennellate prog e una voce da cattivo dei fumetti che canta liriche beffarde, pungenti, lucide e in qualche modo geniali per inventiva lessicale ed efficace onomatopeica. Poi magari fra qualche anno, parlandone, esordiremo come Don Abbondio leggendo di Carneade. Ma oggi è una domenica che le campane dei centri commerciali ci chiamano all’appello. E noi corriamo. (Franco Dimauro)


✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 26 Aprile 2016

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