Dal già prestigioso tributo allo swamp blues di Gun Club e Birthday Party che fu il loro debutto di ormai quindici anni fa, la musica dei Drones ha assunto una fisionomia morfologicamente via via sempre più indefinibile e personale. Libera dalle melme blues degli inizi la musica del gruppo australiano si è andata gradualmente ad impigliare tra i rovi di una giungla krauta fino a generare un disco sghembo e perverso come Feelin Kinda Free. Una sorta di immagine al negativo e meno evanescente dei Radiohead, se riesce a rendervi l’idea. E so che non riesce. Allora forse provate a immaginare i Portishead costretti a dare forma e sostanza a degli inediti di Nick Cave cercando di accontentare i fan propri e quelli altrui e scontentando alla fine entrambi.
Un disco brulicante di piccoli pattern ritmici, qualche sferzata di chitarra usata come un’arma aguzzina per dare tormento, sintetizzatori azionati dall’accidia e voci che sembrano provenire dalle registrazioni del Dottor Azzacov. Nessuno ride qui dentro. E nessuno ride davvero neppure fuori di qua, se non per mascherare una qualche cova di uova di serpente. Attenti a chi soffia sul piatto della vendetta aspettando che si raffreddi. Attenti agli amici. Attenti a me. Attenti ai Drones. (Franco Dimauro)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 3 Giugno 2016