Gli Zocaffè hanno un approccio cantautorale che, fin dai primi due dischi, ha rivelato una forte componente introspettiva. Per la scrittura del terzo disco Antonio Giagoni, frontman e autore, forte di una progettualità artistica ben delineata delineata, ha cominciato a elaborare quelle che sarebbero state le linee guida del nuovo album, in modo estremamente spontaneo, mettendo in musica uno spaccato delle sue emozioni e sentimenti. Era la fine del 2014, dopo un’estate di concerti, quando è stata realizzata una primissima stesura di Esaurimento, brano che dà il titolo all’album, un pezzo dai contenuti universali e condivisibili.
Esaurimento è stato il punto di partenza per mettere in musica il pensiero di un giovane, alle porte dei trent’anni, che tratteggia uno spaccato della generazione a cui appartiene, sviluppando, spesso con spirito autoironico, temi quali l’incomunicabilità, l’eterna lotta fra i sessi e la nostalgia per il passato, sia dal punto di vista cronologico che culturale. Partendo da questi presupposti Antonio si è messo a comporre per tre mesi quelli che sarebbero stati i nuovi brani dell’album. Nel febbraio 2015, Antonio incontra Gianmichele Gorga, un giovanissimo studente salernitano, residente a Pisa per motivi di studio, in cerca di una band e, con la complicità degli eventi, incontra gli Zocaffè; è subito complicità, affinità e fermento. L’incontro imprime un’accelerazione nella scrittura del disco che, con l’apporto di una chitarra elettrica, si arricchisce di nuovi contenuti musicali e sfumature stilistiche. A giugno il duo inizia la produzione in studio del disco, un lavoro a sei mani con il produttore Nicola Baronti, e il sostegno tecnico di Matteo Breschi alla batteria; in studio viene eseguito un lavoro capillare di pulizia e messa a fuoco artistica del prodotto, per giungere a concludere Esaurimento a fine 2015.
“Il mio esaurimento non è stato un punto fermo, ma un punto per andare a capo, più consapevole, forte e maturo”.
Ma ritorniamo indietro per concentrarci sulla stesura dei brani, approfondendo i tre mesi di lavoro creativo brano per brano, in ordine di composizione e non di scaletta. “Ti infili sempre in situazioni che ti fan venir l’Esaurimento”; una frase che aveva sostituito il normale flusso di coscienza, un giorno di inverno, un divano e nella testa come un disco rotto, una frase, ripetuta da qualcuno e insieme da me stesso; frasi retoriche e inquisitorie che mi rivolgeva il mondo per poi tramutarsi nelle mie stesse riflessioni, tutto quello che da tempo mi mandava in esaurimento. Come una necessità incondizionata le frasi hanno assunto una cadenza musicale, fra il punk e il rock, e via via che le sputavo fuori accompagnato dalla chitarra, diventavo più leggero e quel che mi opprimeva diventava universale, diventava quel che opprime tutti.
Dopo l’Esaurimento arriva l’autoironia di Fenech (pt.1), un divertissement sulla mia bassa statura per rievocare la mia primissima icona sexy. Caro Nonno nasce fondamentalmente dall’ammirazione che nutro per gli uomini e per le donne di una volta, che in qualche modo riuscivano a trasmettere calore, sicurezza in un tessuto sociale (a mio parere) qualitativamente superiore e di gran lunga rispetto quello odierno. Luna è il singolo di questo disco, un brano molto importante. È l’essenza e la premura verso un amore sconfinato che si è consumato, un amore che si guarda andar via senza potersi opporre, come la luna che a volte è più vicina, a volte è più lontana ma è sempre lì che illumina e che incanta chiunque senta il bisogno di guardarla. Una società affetta da una comunicazione bulimica crea inevitabilmente incomunicabilità, supponenza e giudizi, così nasce Mi giustifico, un brano che ho sentito l’esigenza viscerale di scrivere perché il giudizio è sempre dietro l’angolo ed automaticamente quindi anche la giustificazione.
Sulla scia di Fenech (pt.1) nasce Fenech (pt.2), per provare a rivivere le solite fantasie da una posizione di rassegnazione (e accettazione) verso la mia statura giocando la carta della bossa-nova delle magnifiche colonne sonore dei film di quel periodo. Prospettiva e Nostalgie, è un brano che descrive un una fetta delle donne di oggi, la mancanza di erotismo e di femminilità in contrapposizione alle immagini in bianco e nero che ritraevano forme, lineamenti naturali, eleganza e sensualità femminile. Aline è un brano ripreso dal primo disco, riarrangiato con la nuova formazione; la storia di un ragazzo che per caso si ritrova a passare un capodanno a Firenze con un po’ di persone fra cui Aline della quale si innamora a prima vista convinto, erroneamente, di essere corrisposto. In una società frenetica in cui ognuno si sente sempre in debito di tempo scrivo Il Tempo, tempo visto come una gabbia, un’invenzione per dare un ritmo nevrotico alle nostre giornate.
Era un bel po’ che ci ronzava in testa un brano di un cantautore brasiliano molto famoso negli anni ‘70, tale Tim Maia, e collaborando con Eugenio Rodondi (autore del testo) abbiamo deciso di inserire Antonio Bento come cover cambiando semplicemente il testo, la storia di un calciatore brasiliano che dalla strada e la miseria riesce a sfondare in Europa e poi si sa: “Ville e dollari giocano scherzi e gli sguardi diventan diversi, tutto quanto diventa una festa che ti fa girare la testa”. (Fonte: Promo-o-Rama)
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