Mi metto in ascolto di questo nuovo disco del Collettivo Ginsberg, formazione bolognese che oggi più di ieri passa agli onori della cronaca, perché in alcuni dei suoi elementi fondatori si cela il cuore pulsante e il braccio armato degli studi di produzione e label L’Amor mio non muore, forse, a oggi, una delle pochissime strutture in Italia realmente e completamente analogiche. Ed eccola una chiave fondamentale per leggere Tropico, un lavoro che, come per il nome del Collettivo, palesa a mani basse le citazioni che vanno prese più in senso sociale e culturale che per identificare progetti e protagonisti di un movimento storico preciso.
Musica bohémien, quindi, in questo lavoro di dieci inediti di cui solo tre hanno i testi firmati da altri artisti e, nello specifico, parliamo dei poeti e scrittori Aldo Spallacci e Andrea Mandolesi. L’ascolto ci regala un genere assai variegato, difficile da incastonare in una disamina che sia coerente e lineare. Non lo è il disco, e non vuole esserlo, difficile quindi che lo sia anche la sua recensione. È una cosa chiara sin da subito, alternando del buon pop alla musica indie, andamenti “mamberecci” e ritmi percussivi a passaggi che portano alla mente certi film poliziotteschi anni ’70 alla maniera dei Calibro 35. E a proposito di quest’ultimo riferimento segnalo la bellissima Con due monete che apre l’ascolto e che personalmente ritengo essere il vertice di bellezza di tutto il lavoro: tonalità minori e settime, linee di fiati e accenni rockabilly. E via così, scivolando di brano in brano, rimescolando le carte ogni volta, perché non si dica d’aver saputo prevedere quel che è accaduto al brano successivo.
Parlando del suono c’è da dire che questo Tropico probabilmente non è di grandissimo livello ma è un lo-fi gustoso e antico anche frutto della produzione che, come dicevamo poc’anzi, è stata condotta totalmente in analogico. Nel design del tutto lo definirei allora estremamente visionario, scenico e ricco di riferimenti cinematografici oltre che letterari con testi prodotti con la tecnica del cut-up, che contribuiscono pesantemente a un continuo inseguimento di logiche e di personali interpretazioni. Insomma, un album che vi consiglio di cuore per via della sua forza e del suo piglio deciso ed eclettico, quantunque non rivoluzionario. Ma questo il Collettivo Ginsberg lo sa bene. (Alessandro Riva)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 21 Ottobre 2016