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Recensione: Sara Piolanti – Farfalle e falene (2016)

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Questa volta l’ascolto si fa ipnotico e pretenzioso. Il debutto personale di Sara Piolanti, in passato madrina dei Caravane de Ville e dei New Cherry, si intitola Farfalle e falene e si pregia di un bellissimo video in rete del singolo Muore di me. Un disco personale in cui la cantautrice toscana si impegna nella scrittura – ovviamente – ma anche nelle esecuzioni dei vari strumenti concedendosi dove serve la collaborazione di Franco Naddei (Francobeat).

Un disco scuro in volto, non fa male ripetere termini quali visionario e psichedelico per sottolinearne il carattere, proveniente nel mood da una scena più vicina al grunge oltre confine che alla canzone d’autore italiana. La title track è spaziale, polverosa, un brano che si mantiene sospeso in aria, stabile in equilibrio e che difficilmente tocca terra con soluzioni melodiche “banali”. Cito: “Sono falene, ombre volanti, sono farfalle, poesie volanti” quasi a voler decantare un dualismo, umano, personale o solamente musicale, la voce si fa sottile e la scrittura diviene ciclica con una melodia che si chiude in una cellula di pochi accordi che si ripete all’estremo e questo sarà un carattere ricorrente nel disco come nel cantato che sfrutta assonanza e gustosi giochi di parole. Un basso ferroso e un drumming esile ma determinato negli intenti.

Bellissime le due tracce a cui viene deputata l’apertura del tutto: il singolo Muore di me che ha una grinta e un gusto in pieno stile underground italiano dove di certo le distorsioni e il cantato non fa elemosina di energica seduzione. E poi la seconda traccia Il nuovo schema dove troviamo Alberto Valli dei Santobarbaro alle chitarre, un brano che resta in linea con gran parte della tracklist, un nuovo breve giro di accordi su cui si adagia tutto il resto – probabilmente in questo caso il tutto è praticamente mono tono. Ci sono guizzi di genialità anche quando la Piolanti ci regala brani come Millenium in cui vien fuori più di altrove una femminilità espressiva con un periodo musicale che danza con “isteria” tra accordi che probabilmente non avremmo accostato assieme così facilmente.

Altro brano di punta, almeno per i miei ascolti è Il pegno dove probabilmente l’ombra echeggiante di Patti Smith è assolutamente preponderante, cosa che tra l’altro tinge di stile tutto il disco e a pensarci bene è la fisicità della Piolanti stessa a darne un’anticipazione. Il disco si chiude con Canzone per te, lugubre, cavernosa, ci sono cristalli che riflettono luce di luna e tintinnano piano mossi da un piccolo alito di vento e poi ci sono pensieri personali che la nostra sembra voler tenere troppo per se, mescolati tra armonici di chitarra e un’altra fedele cellula melodica che come ci ha accolti alla soglia di casa così ci accompagna alla porta a fine serata.

Farfalle e falene è un disco prezioso, da non consumare di fretta per quanto il singolo d’apertura è di una bellezza quasi radiofonica. C’è introspezione, c’è fumo che non è fumo di droga o nebbia di confusione, ma è un bellissimo arrangiamento caratteriale che fa scena e che arricchisce un suono forse non troppo studiato e lasciato all’istinto di un’artista che d’istinto (probabilmente dico io) ha scritto le più belle canzoni della sua carriera. Non posso dirlo io certamente ma sicuramente è davvero forte questa sensazione che riporto a casa dopo avere ascoltato Farfalle e falene. (Alessandro Riva)

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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 27 Ottobre 2016

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