Recensione: Gronge – Gli anni ’90 (2016)

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Gli anni ‘90. Gli anni del grunge. Ma anche, in un piccolo micro-universo parallelo, gli anni dei Gronge. Almeno per una porzione di essi. Non erano i primi (la stessa etichetta romana aveva approntato una miracolosa raccolta de Gli anni ‘80 esattamente un anno fa) e non saranno gli ultimi, che la formazione capitolina tornerà a far arricciare il naso dopo una pausa durata tanto a lungo che più nessuno si sarebbe ricordato di aprire l’agenda.

Quelli raccontati qui dentro sono invece i Gronge che sono rimasti nella memoria collettiva. Non certo in quella popolare, tuttavia. Sono gli anni di dischi come Vota Gronge, A Claudio Villa e Teknopunkabaret. Piccoli gironi infernali dove l’Italia piccola e grande, quella nazional-popolare e quella nascosta dietro le sbarre dei penitenziari, dentro i centri sociali o dentro le case per malati di mente viene frullata in un compattatore assieme a scarti di plastica, vetro, metallo. Lo avrebbero fatto ancora, più avanti, toccando altri mostri sacri come Giovanni Lindo Ferretti, i Cugini di Campagna, la De Filippi.

Siamo ai confini del cyber-punk, in uno strano e straniante ibrido fra industrial e hip-hop post-Matrix. Un laboratorio musicale dove nastri, campionamenti, rumori, si accatastano uno sull’altro. La musica dei Gronge è un imbuto techno-logico che tutto inghiotte e risputa dopo aver attuato un rapido processo di destrutturazione dove si fondono ironia, sarcasmo, anarchia, iconoclastia punk, irriverenza e denuncia sociale.

Alle diciotto tracce che costituivano il peso netto di quelle tre fondamentali uscite, l’edizione in doppio CD de Gli anni ‘90 aggiunge delle tracce live rubate a (ciò che invece rimase fuori), ovvero il documento audio del concerto alla Facoltà di Lettere de La Sapienza in quello che fu il caldo inverno della Pantera, la Prigioniero dell’ormai introvabile Hokahey! Songs for freedom coalition in cui band come Not Moving, Fratelli di Soledad, Kina, Bisca, 99 Posse, Ariadigolpe e Yo Yo Mundi mostravano il loro abbraccio ai detenuti pellirossa ostaggi della grande Mamma Amerika e una versione altrimenti inedita di Ultimo giorno di squola. Così, tanto per gradire un aperitivo al veleno. (Franco Dimauro)


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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 30 Novembre 2016

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