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Recensione: Dome La Muerte E.X.P. – Lazy Sunny Day (2017)

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Dome La Muerte è uno che non ama scrollarsi gli stivali. E così quando passa, e di strada ne ha macinata tanta, lascia sabbia e polvere dietro di se. Ce n’era già nei dischi dei suoi Not Moving e qualche impronta c’è sempre stata nei suoi dischi successivi, con e senza i Diggers.

Non stupisca dunque se questo nuovo disco sembra sgorgare fuori proprio dalla polvere e da quelle sabbie catturate dalle sue suole lungo le rive del Gange, tra le valli dei canyon americani o su qualche spiaggia selvaggia. Il verbo sgorgare non l’ho scelto a caso. Perché Lazy Sunny Day trasmette esattamente questo senso di esplosione vivida, fertile e rigogliosa. Sembra erompere dalla terra con una forza vulcanica, senza dispensare morte.

Se le prime tracce rievocano tra vapori caldi di peyote il sibilo di quella serpe strisciante che si annidava sotto gli ossari dei Not Moving, via via che il disco prosegue il suono si apre a suggestioni psichedeliche e banghra dispensatrici di buone vibrazioni sfornando piccoli capolavori come Sick Things e All the Night per poi ricongiungersi con When the Night Is Over e Visions of Ashvin alle atmosfere d’apertura, salvo poi dare fuoco alle polveri custodite nella capanna di questi bandoleros con una rasoiata punkabilly di ottanta secondi. Facendo ancora tanta polvere, come bisonti dentro un rodeo. (Franco Dimauro)

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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 6 Marzo 2017

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