La numerologia a quanto pare parla chiaro. Il numero 9 per Monica Shannon significa qualcosa. E sarei anche curioso di sapere cosa. Quello che mi propone di ascoltare dopo nove anni dal suo esordio, si intitola Ali ed è un disco che contiene nove brani che però difficilmente mi rende facile l’orientamento, filosofico quanto geografico. Una mescolanza di ingredienti che sinceramente non trovo efficaci alla comprensione di una personalità. Trovo invece molta casualità di ispirazione, forse di produzione, o forse ancora una genuina immaturità di chi sta ancora cercando una via che sia sua e definibile a priori da chiunque abbia il piacere di ascoltare.
Spero che il tutto non si risolvi nel dire: Monica Shannon è tutto questo. Spero ci sia altro che io non abbia compreso. Perché dentro Ali troviamo radici irlandesi e anche di tradizioni marcate, troviamo il pop nostrano, troviamo il pop maggiormente glitterato e orchestrale tipico di una cultura americana, troviamo veramente il Giappone di Sakamoto (di cui la Shannon fa anche l’omaggio interpretando Forbidden Colours), troviamo l’Italia della canzone d’autore con l’omaggio a Stefano Pulga nella sua interpretazione di L’Isola delle fate (anche qui è assai discutibile la scelta di un brano in italiano di chiara matrice nostrana dopo tanto divagare con l’inglese in qualunque direzione oltre i confini nazionali).
Insomma Ali è un lavoro assai ambizioso, ma penso abbia ancora molto da sagomare e da lavorare per raggiungere gli scopi previsti con una personalità forte e di voce sicura. Mettere in un’unica tracklist brani sfacciatamente pop internazionali come il singolo Make Me Real assieme a composizioni elegantemente “swing” come Somethind You Should Know e continuare così per il resto del disco variando ancora e ancora è qualcosa che ho capito poco. E non averlo capito è sicuramente un problema tutto mio. (Alessandro Riva)
✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 6 Aprile 2017