I Black Lips nostrani. Sì, ok. Poi, ognuno nella musica ci sente quel che ci vuol sentire, no? Io ad esempio dentro Sonic Boomerang ci sento spesso la ripetitività ossessiva degli Oneida e addirittura i Jesus and Mary Chain dell’età di mezzo, quelli prima della resurrezione e anche qualche passo prima della morte.
Però, certo, i Bee Bee Sea rimangono fondamentalmente una garage-band. Di quelle maleducate, fracassone e scazzate, sullo stile degli Oh Sees. Ma che riescono ad azzeccare, nel fiume di merda elettrica che li avvolge, melodie che neppure i Choir o i Knickerbockers. Poi andate su Youtube e andate a vedere chi sono, se negli anni avete speso solo per comprare i dischi su Feltrinelli.
Sonic Boomerang è uno di quei dischi che è buona la prima. Ma la seconda è anche meglio, perché nel frattempo quei ritornelli dementi si sono già appiccicati al tuo cervello come resina di pino silvestre e i tuoi piedi hanno fatto aderenza su quel selciato coperto da erbe selvatiche che è la loro musica, proprio come le ruote di quel famoso pick up il cui spot è arrivato in tv sgommando proprio su una loro canzone, che ogni tanto qualche pubblicitario giovane può far miracoli. Voi, se siete giovani abbastanza, potreste farlo parimenti. (Franco Dimauro)
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