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The Primevals – Dislocation, 2017 | Recensione

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Nel novero delle band più sottovalutate della storia, i Primevals si contendono il podio con i Savages di Barrence Whitfield. Entrambe le band sono sopravvissute con grandissima dignità all’inesorabile passare del tempo, senza mai tradire le ispirazioni iniziali ma senza mai uscire dallo stato di culto cui sono state relegate. E forse è meglio così.

Dislocation celebra 35 anni di carriera per la formazione scozzese e, nonostante l’orrida copertina, è il miglior album dei Primevals da molto tempo a questa parte. Un disco robusto, vigoroso, che sposta i confini dello swamp-blues dei Gun Club e del desert-rock dei Died Pretty fin nelle remote terre a Nord della Gran Bretagna.

E lo fa senza sforzo apparente, con risultati eccelsi, infilando in corsa canzoni come Slow Drip, Fever Zone, Cuckoo Clock, Chocolate and LSD, The Heebie Walk, Pleasures Past come se fossero le uscite di una improbabile autostrada che collega il Mojave, l’Arizona e Perth a Glasgow. Ancora una volta, date una chance ai Primevals. (Franco Dimauro)


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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 25 Febbraio 2018

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