Un ascolto difficile, devo confessarlo. Arduo da digerire visti i propositi assai popolari che il cantautore palermitano promette di soddisfare e di celebrare in questo suo primo “best of”. Un disco che passa tra inediti e vecchie scritture opportunamente arrangiate con una nuova vita e una nuova “voce”, potremmo dire.
Si intitola L’ottimista!, prodotto da Marco Bianchetti per A.G. Production e realizzato tra la Francia di Villelongue e l’Italia siciliana di casa sua, Palermo appunto.
Andrea Gioè mette in piedi dodici tracce e una ghost track (forse il momento più raffinato di tutto il disco con questa ballata soffice e suadente di dettagli, molto Renato Zero per intenderci).
Canzoni che per la maggior parte del tempo cercano l’arrangiamento e la scrittura meno scontata per non ritrovarsi in ovvie soluzioni anche se alla fin della fiera è la semplicità che paga e, in questo caso, è la semplicità il ricovero sicuro in cui il nostro ricade inevitabilmente. Come nella traccia molto dance anni ’90 dal titolo Balla amore o come l’apertura affidata a Nel bene e nel male.
Ritroviamo stilemi pop rock all’italiana maniera, dance delle volte, architetture che il grande mainstream italiano ha sdoganato con un fascino magistrale e che qui forse mancano di quel suono e di quella produzione specifica.
Il punto di forza di questo disco, lo ritrovo nell’eleganza del francese che danza mano nella mano con la nostra lingua, soluzione che il nostro utilizza per la piacevolissima Tu seras le midi che inevitabilmente ci riporta in una tradizione rupestre e popolare della ballata d’autore, appunto con toni acquerellati di un dipinto francese e quella polvere di rione in tempi di lotte partigiane.
Ma anche la successiva Premura è ricchissima di una personalità che sinceramente non è confermata per il resto dell’ascolto. Questa canzone palleggia con freschezza e padronanza nei giochi di parole, assonanze e rime, con questo inciso di infantili disegni a pastello, cantando di questo tempo che sfugge e noi dietro a lui bruciando le tappe.
Andrea Gioè porta a casa un disco difficile da mandar giù proprio perché avrei voluto altrettanta semplicità ed efficacia nella scrittura di brani che di loro cercano proprio un linguaggio didascalico, pop, di leggere pretese. Un lavoro da digerire con attenzione prima di perdersi in sterili impressioni. (Alessandro Riva)
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