Un ascolto pregno di ispirazione ma anche di etichette assai conosciute a guidare le impressioni di questo primo lavoro di Tommaso Talarico. E se la curiosità è principe anche il ricordo vuole la sua parte, e le due facce di questa medaglia a volte cozzano e stridono.
Da una parte c’è l’inevitabile personalità del nostro che viene fuori con grandissimo gusto e carattere nei testi che personalmente trovo assai maturi e leggeri, quanto bastano per restituire al romanticismo quel buon grado di poesia popolare che ormai non si trova facilmente. Dall’altra invece i numerosi richiami a strutture e soluzioni note a priori, pescate da più parti nella classica canzone d’autore e leggera italiana.
Tommaso Talarico è fiorentino di adozione ma calabrese di nascita e fa il suo esordio soltanto oggi che ormai non è più adolescente. Questo disco che ho tra le mani in una splendida cura grafica si intitola Viandanti, canzoni da un tempo perduto in cui troviamo undici canzoni scritte di suo pungo, fresche di attualità e sempre libere di ispirazione e randagi di ingenuità.
Sono ballate leggere sicuramente come nel singolo Il tempo delle favole o In nome di Dio, troviamo anche meravigliosi dipinti che meritano numerosi ascolti per celebrarle come si devono come ad esempio Eolie (brano estremamente cinematografico) o Sud che probabilmente cita (forse troppo, occhio) il Silvestri di una certa maniera.
Tanti gli spunti sociali come in Alla facoltà di lettere e filosofia e altrettante analisi di gustosi andamenti a bossa come nella chiusa La schiuma dei giorni o stilemi tangherecci in Il dono. Di certo la timbrica di voce è assai rude e randagia, di certo non è questo il punto di forza di una scrittura che da par suo sa di avere tempra e carattere ma forse deve ancora troppo ai pilastri maestri della nostra canzone d’autore italiana che cita e prende in prestito troppo spesso secondo il mio piccolo parere. Un esordio importante per Talarico che lo sprona verso una propria libertà artistica. (Alessandro Riva)
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