Confesso di non amare moltissimo il mondo balcanico, questo incrocio in perenne equilibrio dinamico che ascolto, mistiche ricette di suoni e scritture perduti tra Turchia ed estremo oriente, tra clarinetti ed elettronica, tra quel gusto sudamericano di padroni e contrabbandieri in un match senza soluzione di continuità con la più classica delle ballate notturne d’autore italiane.
Detto ciò, però, mi immergo libero dai pregiudizi nell’ascolto del nuovo lavoro della Municipale Balcanica intitolato Night Ride. Un disco di otto tracce che snocciola un linguaggio assai conosciuto e che poggia su cliché dalle forme e dai suoni ormai inflazionati, anche se i nostri tentano di offrire qualcosa in più del solito ricettario come, per esempio, Rusty e Deserto non deserto che, inaspettatamente, invadono il campo del rock e di certa scena indie contemporanea. Ma è il brano dal titolo Ogni stella, nenia d’amore italiana in un cadenzato andamento (appunto) balcanico, il momento più disorientante di tutto il lavoro.
Un album che alla fine dell’ascolto si rivela poco entusiasmante per via, soprattutto, della sua “musica” che torna ciclica, sempre uguale a tante altre cose già sentite. E dunque, incapace di stupirmi.
Credo, insomma, che in Night Ride manchi quella forza di scrittura capace di tramutare il consueto e onnipresente vocabolario balcanico in qualcosa che si riconosca in personalità e carattere. Perché, per innamorarmi di un disco, non bastano soltanto ritmo ed energia. C’è bisogno di altro. (Alessandro Riva)
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