Abbiamo intervistato i Kaiju, rock band laziale che ha pubblicato l’omonimo album di debutto per Neos Kronos. Dal disco è stato estratto il primo singolo e videoclip Smile Upon The Sea diretto da Antonio Zannone. Il video è liberamente ispirato a un noto centro di cura per la salute mentale del Sud Italia, caratterizzato dall’accesso a una spiaggia sul mare dove i pazienti vengono assistiti durante la stagione estiva in un crescendo di situazioni paradossali. A rispondere alle nostre domande è il chitarrista Gianluca Merenda. Buona lettura. (La redazione)
Intervista a Gianluca Merenda dei Kaiju di Lorenzo D’Antoni
Ciao ragazzi, cominciamo subito con una domanda quasi spontanea, cosa vuol dire “Kaiju”?
Ciao a voi e grazie per lo spazio che ci state concedendo. Allora il termine “Kaiju”, di origine giapponese, significa “mostro misterioso che viene dal mare”. Per intenderci, Godzilla, in origine Gojira, è uno dei tanti “Kaiju” della fantasia nipponica. La caratterista di tali creature è il fatto di essersi sviluppati per colpa delle radiazioni nucleari. Noi, essendo del sud Lazio/nord Casertano ci troviamo esattamente al centro di due ex-centrali nucleari (Latina e Suio), e viste anche le nostre numerose “contaminazioni” musicali abbiamo deciso nel lontano 2011 di dare questo nome al nostro progetto.
Com’è nata la vostra storia in musica? Come vi siete conosciuti?
I Kaiju sono nati inizialmente come proseguo di un altro progetto del nostro Ivan “Gojira” Franzini, che erano i DeVoid, di cui faceva parte anche il maestro Antonio “Void” Colaruotolo, e che purtroppo erano rimasti soli. Il desiderio di continuare quel discorso era tale da mettere il nostro leader (Ivan, per l’appunto) alla ricerca di nuovi componenti. Conobbe così per vie social il maestro Augusto “Snakeater” Bortoloni, e chiese a me, Gianluca “Mosquito’s” Merenda di aiutarlo nelle parti chitarristiche. Ovviamente, per quel che mi riguarda, ho accettato subito, anche perché i miei compagni di band li conoscevo già per la loro tecnica e bravura e non volevo perdere l’occasione di suonare con dei Maestri con la M maiuscola.
“Smile Upon The Sea”, com’è ricaduta la scelta su questo singolo? Cosa rappresenta per voi?
“Smile Upon The Sea” è stata scelta quasi dovuta. Alle nostre spalle c’è stato un ottimo lavoro di promozione da parte di David Bonato e la sua DavveroComunicazione. Fatto strano è che avevamo scelto come brano di punta “Kaiju” e la promozione è partita proprio per quest’ultimo. Improvvisamente “Smile..” ha iniziato a schizzare verso l’altro con gli ascolti, e quindi abbiamo deciso di “battere il ferro finché era caldo” e realizzare quindi il nostro primo videoclip proprio con questa canzone. “Smile Upon The Sea” letteralmente significa “Sorriso sul mare”, che a sua volta era il nome di un noto centro di cura per la salute mentale delle nostre zone. Data la “pazzia” di questo pezzo mi venne spontaneo indicare ad Ivan tale titolo ricavandone così l’idea per il testo. Riassumendo, per noi rappresenta una sorpresa nonché uno dei brani più divertenti da suonare dal vivo, su cui improvvisiamo tantissimo modificandolo di volta in volta. Poi insomma, veder ballare la gente su un pezzo che contiene un anima quasi heavy è sempre bello e strano (ndr, ride). Per quel che mi riguarda ho pensato fin da subito che quello di “Smile Upon The Sea” fosse l’assolo migliore della mia “carriera” da chitarrista, e mi rende fiero il fatto di essere riuscito a scriverlo cercando di esprimere il senso del testo della canzone piuttosto che basarmi sulla sola tonalità armonica.
Il vostro album presenta sonorità quasi estranee a tutto ciò che gira in questo momento, questo non vi preoccupa?
Ci preoccupa solo per il fatto che risultiamo troppo Heavy per un pubblico che ama le sonorità più commerciali, e invece troppo tranquilli per un pubblico Heavy. D’altra parte, in realtà, l’unica cosa che ci preoccupa e non pensare troppo a questa cosa, perché si correrebbe il rischio di intaccare la nostra libertà espressiva, che su tutte, è la nostra fonte di ispirazione più grande. E poi, come direbbe Ivan, ci rimettiamo sempre alla parola del buon Gesù.
Che ne pensate del panorama italiano? Lo seguite?
Seguiamo molto il panorama della nostra zona, in realtà e ci teniamo molto, ed è un calderone di band che spaccherebbero il culo anche agli artisti internazionali più in voga: Nebuale, Augure, Abscendent, Overactive, Il Malpertugio, Ufosonic Generator e molti altri per le sonorità più heavy, ma ci sono anche Il Grande Capo, Lovecats, PiovraProject per le sonorità più soft.
Raccontateci della vostra esperienza in studio? Qualche aneddoto?
In studio ci troviamo tutti a nostro agio, al punto tale che registrare è sempre piacevole e il lavoro diventa quasi troppo veloce. Merito soprattutto della pazienza dei fratelli Di Fusco, i bravissimi Giovanni e Fabio, proprietari dello Studio 12 di Falciano del Massico (CE). Giovanni fu molto schietto con noi, proprio per il fatto che registrammo tutto il disco in pochissimo tempo, una o due take per ognuno di noi, e le sue parole furono queste: “Se registrassero tutti velocemente come voi io chiuderei”. Un altro aneddoto divertente è quello che vede protagonisti me e Augusto sulle registrazione del brano “Italy’s a Bitch”. Nel mezzo del brano c’è una base ritmica in stile percussioni africane (idea ovviamente di Ivan), fatto principalmente con i tom. Volevamo fare in modo che quella parte richiamasse i suoni delle percussioni delle tribù africane, ma fare delle sovra incisioni non avrebbe reso l’idea. Fu così che proposi ad Augusto di andare entrambi nella sala, smontare i piatti ed aggiungere dei tom che avremmo suonato contemporaneamente. In tutto ciò Giovanni voleva cacciarci dallo studio, ma la sua bontà d’animo ci ha permesso alla fine di fare questa cosa. Come prova dovrebbe esserci proprio un video sulla nostra pagina Facebook.
Parlateci del vostro territorio di origine, cosa vi ha ispirato maggiormente e cosa invece vi spinge ad andare fuori dalla vostra provincia?
Il nostro territorio ci ispira in tutto: la sua bellezza e anche i suoi lati negativi (vedi risposta alla domanda n.1, per esempio). Per fortuna, la cosa più bella, e che siamo vicinissimi ai luoghi che hanno dato i natali ad Artisti come Pino Daniele & Co., che tanto hanno influenzato le nostre sonorità. A spingerci al di fuori dei nostri luoghi è la voglia di misurarci con noi stessi e con questo dannato panorama musicale che sembra non volersi muovere e che non fa altro che chiudere le porte a chiunque abbia qualcosa di serio da proporre (anche se per quanto ci riguarda i nostri testi spesso sono tutto, tranne che seri).
Con chi vi farebbe piacere collaborare? Vanno bene pure artisti esteri ovviamente.
Vorremmo collaborare con tutti i nostri idoli, questo è scontato. Io personalmente, tra gli artisti di oggi, sogno di suonare con St.Vincent. Sia per il suo modo di porsi nel panorama musicale, soprattutto quello live, sia per il suo fascino estremo. Per quanto riguarda gli italiani sarei felicissimo di poter collaborare con artisti come Lino Vairetti degli Osanna o un Franco Mussida.
Quali sono le vostre aspettative e dove vi vedete in un prossimo futuro?
In futuro ci vediamo in studio per le riprese del nostro nuovo lavoro che sta già prendendo forma. Ci piacerebbe ovviamente proporre le nostre fatiche in sede Live su dei palchi importanti (e ci stiamo lavorando molto).
Grazie per il vostro tempo, vi salutiamo e vi chiediamo dove sarà possibile vedervi dal vivo.
Grazie a voi per lo spazio che ci avete dedicato. Per ora siamo presi, come dicevo sopra, dal nuovo lavoro, però per vederci suonare basta fare due cose semplici: seguire la nostra pagina Facebook per scoprire le nuove date. Contattarci e farci suonare sui vostri bei palchi. Che Godzilla vi protegga. ROAAAAAAAAAAAAR!
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