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Virginiana Miller: l’arte di fare ciò che si vuole. Intervista a Simone Lenzi | Notizie

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Il 29 marzo prossimo sarà pubblicato il settimo disco dei Virginiana Miller. È il loro primo album in inglese e si intitola The Unreal McCoy e arriva a distanza di sei anni da Venga il regno. Abbiamo colto l’occasione dell’uscita della nuovo disco per fare due domande al volo a Simone Lenzi, voce e “pensiero critico” della formazione livornese. Buona lettura. (La redazione)

Intervista a Simone Lenzi (Virginiana Miller) di L.D.

Domanda scontata ma necessaria: un ritorno in lingua inglese. Perché?
Perché in italiano non avevamo più niente da dire. E forse perché una lingua diversa era anche un modo per esplorare vie nuove, per sperimentare nuove soluzioni musicali .

Quali sono le prospettive per un artista che fa musica oggi?
Non saprei dirti. Abbiamo passato l’età dell’innocenza e delle illusioni. Ciascuno di noi paga il mutuo facendo altre cose e in fondo va anche bene così.

Come funziona la musica per i Virginiana Miller?
Domanda difficile. Quando funziona, funziona perché qualcuno porta un paio di accordi, un giretto armonico diciamo, e gli altri sono nella disposizione d’animo giusta per improvvisarci sopra. Quando funziona, solitamente, funziona così: è bello ascoltare qualcosa che prende forma piano piano, con il contributo di tutti.

Quali sono le vostre aspettative adesso con questo nuovo lavoro?
Non abbiamo alcuna aspettativa, quindi siamo anche pronti ad aspettarci di tutto. Facciamo dischi perché ci piace farli e forse perché abbiamo la presunzione di credere persino che ci riesca. Tutto quel che viene è benvenuto, noi ci limitiamo alla certezza di aver fatto tutto quello che era in nostro potere perché le cose venissero fuori al meglio delle nostre possibilità.

Ti preferisci come scrittore o musicista, o per te non c’è alcuna differenza?
In generale non mi preferisco. Penso anzi che un buona dose di autocritica continua serva a mantenere alto il livello di attenzione verso quello che facciamo. Io, personalmente, ho ancora tutto da imparare. l’arte è lunga, diceva Ippocrate.


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