Com’è nato l’incontro con Gary Lucas e l’idea di questa collaborazione?
La scintilla si è accesa grazie a Gigi Pastore, collaboratore dell’etichetta indipendente La Fabbrica, che aveva conosciuto Lucas qualche anno prima durante un concerto a Bologna. Gary aveva espresso a Gigi il desiderio di tornare ad esibirsi in Italia e cercava un cantante che potesse interpretare al meglio i brani che aveva scritto con Jeff Buckley. A Gigi venne naturale fare il mio nome e Gary restò entusiasta sia dell’aspetto vocale che cantautoriale. Quando Gigi ci mise in contatto fu Gary a rompere il ghiaccio, ma quello che mi propose fu incredibile: realizzare un album di dodici brani a firma Lucas/Buckley, tra cui cinque inediti. Questo accadeva ad agosto 2018. Un po’ spiazzato dalla richiesta chiesi a Gary se fosse possibile ascoltare questi inediti e lui prontamente me li mandò. Quando ascoltai il primo brano restai letteralmente a bocca aperta: non solo stavo ascoltando qualcosa che nessuno aveva mai sentito prima, ma la cosa sconvolgente era che il brano non aveva niente da invidiare ai già conosciuti totem “Grace” e “Mojo Pin”. Gary mi propose anche di curare l’aspetto artistico, volendo concentrarsi solo sulla parte chitarristica. Chiamai il mio amico Francesco Arpino al quale affidai la coproduzione e lui a sua volta coinvolse Pierre Ruiz dell’etichetta Esordisco. Pierre è una persona molto illuminata e, dopo aver trovato un accordo sia con me e con Gary è partito in quarta nella realizzazione del progetto. Così a dicembre dello scorso anno, in appena dieci giorni, abbiamo registriamo “The complete Jeff Buckley & Gary Lucas Songbook”, che probabilmente uscirà a settembre prossimo.
Quanto lo senti tuo questo disco e cosa ti ha insegnato questa nuova esperienza?
Questo lavoro lo sento particolarmente mio perché mi sono reso conto lavorando agli arrangiamenti dei brani di quanto la scrittura di Gary Lucas, soprattutto in alcune parti di chitarra, fosse simile alla mia. Cosa che ho trovato anche nella persona. Gary è sensibile, creativo ed estroso, ma allo stesso tempo umile e molto attento agli altri. In questo ambiente capita raramente di trovare persone così. Questo disco è stato un vero e proprio viaggio all’interno della musica, perché ho toccato tanti mondi e generi musicali differenti. In un certo senso è stato come aver attraversato tutti i colori dell’arcobaleno. Alla fine mi sono sentito pieno.
Cosa c’è prossimamente in programma per The Niro?
Certamente finirò di lavorare al mio nuovo album che, a questo punto, vedrà la luce nel 2020. Sinceramente, però, ancora non so più se sarà cantato in italiano. Vedremo… Quello che posso dirti adesso è che sto terminando il tour relativo al mio ultimo disco, “Homemade”. Dopodiché, molto probabilmente, presenteremo dal vivo l’uscita di “The complete Jeff Buckley & Gary Lucas Songbook” e poi partiremo con una tournée internazionale.
The Niro