Disco storico nel senso letterale del termine. Vecchio di 20 anni precisi, scritto nel 1998 e registrato l’anno seguente che poi, per dinamiche che incrociano tematiche lavorative ed artistiche, venne parcheggiato e lasciato decantare in un cassetto che nessuno si sarebbe mai aspettato di riaprire. Ed invece eccoci qui a parlarne.
Beppe Dettori, una delle voci portanti dei Tazenda ma anche un artista e autore a tutto tondo che finisce anche per incarnare la voce dei paladini del mondo nelle sigle dei cartoni animati per bambini, scrisse e produsse con Giorgio Secco un disco di undici inediti apriti dal lancio di una intramontabile Monna Lisa di Ivan Graziani, unico omaggio presente nel disco. Tutto questo, opportunamente rispolverato e rimasterizzando, trova la luce oggi con la pubblicazione per Undas Edizioni Musicali.
Si intitola @90, a didascalia di quel tempo, ed è a tutti gli effetti considerato come il nuovo disco di Beppe Dettori: dodici tracce, di cui undici inediti (che però non avrei difficoltà a pensare che in 20 anni qualcuno di questi brani abbia trovato altre vie di fuga dal silenzio), il suo candido pop dal suono deciso, ben arrangiato, limpido e cristallino, con questa voce sicura e salda sulle intonazioni.
Davvero un ascolto godibile che inevitabilmente ci tele-trasporta nei famigerati ’90, con quel certo modo di pensare ai suoni e al concetto di canzone pop, dove troviamo brani come Mentre passa che hanno uno spiccato taglio internazionale a due passi da una fusion dalla pelle scura, o anche la dolcissima “Tutto il veleno” che smorza un poco i tempi del “rock” e si dedica ad un passo leggero e riposante con questa voce che spesso si rende fiabesca andando a toccare disegni in falsetto.
Belli i soli di chitarra (che reperto archeologico per i musicisti di oggi) che ci accompagnano alle strofe di Prendo quello che c’è ed è assolutamente primaverile e accomodante il gusto che arriva dalla morbidezza melodica di Mi piace stare qui, forse a mio parere il momento di maggiore equilibrio e bellezza pop della canzone d’autore di Beppe Dettori.
Un disco molto interessante per rispondere alle tante prove digitali di questo futuro spesso ricche di estetica ma prive di anima e contenuto. In questo lavoro artigianale, eccovi l’uomo e non la macchina, in un risultato davvero pregiato. (Alessandro Riva)
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