Nel 1999 Joe Jackson ha pubblicato A Cure for Gravity, un libro in cui il musicista inglese si racconta attraverso una sorta di divertente documentario, ricco di umanità e ironia, facendoci apprezzare anche le sue doti di scrittore. Con la sua narrazione accompagna il lettore sino al 1979, anno in cui esce il suo primo e più venduto album, Look Sharp!.
Finalista nel 2000 del Premio Ralph J. Gleason Music Book, il libro è stato tradotto in tedesco, olandese e ora anche in italiano da Fabrizio Forno grazie a Vololibero Edizioni.
In Gravità zero. Un viaggio nella musica, di Joe Jackson, c’è il ritratto di un adolescente, musicista emarginato e fan di Beethoven, che inizia a esibirsi di fronte a un pubblico di skinhead che lanciano bicchieri e marinai ubriachi che s’azzuffano.
L’opera ci guida, inoltre, dentro le aule della Royal Academy of Music, passando per la Londra della scena punk e new-wave, fino alle soglie della celebrità.
In Gravità Zero, Jackson ci parla della sua sincretica passione per la musica di tutti i generi; di come e perché la gente faccia musica; del suo grande amore per Šostakovi? e Prodigy e della sua avversione per Brahms e Brian Eno.
Non è un’autobiografia ma, scrive Joe Jackson, “un libro sulla musica astutamente camuffato da libro di memorie” che ci svela come la musica lo abbia salvato dal diventare “uno di quei tristi bastardi che vedi uscire dai pub all’ora di chiusura, in cerca di una rissa”. (La redazione)
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