Con un ritardo generalizzato come spesso capita per opere davvero poco “commerciali”, colpa di tanto rumore che si ha attorno per il resto del mondo spendibile in modi più istantanei, mi ritrovo oggi a parlare di questo lavoro pregiato firmato da un combo di archi spesso impegnato anche in grandi pellicole del cinema come anche pubblicità e tanto altro. Sono scritture originali queste, sono scritture ovviamente strumentali, di una eleganza popolare e di una visione populista davvero pregiati.
Sto parlando degli Ondanueve String Quartet che sono Andrea Esposito e Paolo Sasso ai violini, alla viola Luigi Tufano e al violoncello Marco Pescosolido. E infine va menzionato quella che qui viene indicata come collaborazione esterna ma che ormai risulta essere una pedina integrante dell’organico: e cioè Riccardo Schmitt alle percussioni e a tutta la linea di drumming.
Si intitola Mutazioni questo lavoro del 2018 di sole 5 composizioni strumentali che inevitabilmente mi portano in tutta un’aria che, forse per mia semplicità, accomuno in una violenta sintesi. Penso alla Spagna come all’Argentina, penso al tango come al valzer, penso alle milonghe come anche al vecchio west.
Mi lascia intravedere ogni cosa questo ricamo culturale di musica anche se poi, a ben studiare, ogni brano ha una sua collocazione precisa nel tempo e nello spazio. Mi colpisce la varianza etnica del singolo Sbeat che gioca anche con questo titolo a sacralizzare il concetto di beat, (beat nel senso del ritmo), a celebrare quindi l’incontro di questo elemento dentro una rosa infinita di etnie diverse. Il mondo che vive dentro un ritmo comune e che si incontra figlio della stessa terra.
Come mi colpisce la trasgressione di La mano de Dios, ultima traccia dichiaratamente legata al mito di Maradona. E dunque dentro ci troviamo l’energia ma anche la resa, c’è l’introspezione ma anche la solarità. Un disco che nel rock qualcuno avrebbe definito progressivo, che sa affascinare con i suoi mille cambi di direzione spesso distanti tra loro ma tutti racchiusi da un’unica coerenza.
Torna sempre e comunque questo concetto di incontro tra radici diverse. E forse, più di altrove, lo ascoltiamo in Murena, questo modo di spaziare senza facili previsioni, passando da un valzer latino alle arie country, mescolando momenti barocchi con una linea di drumming assolutamente moderna.
Il “nuovo” disco degli Ondanueve String Quartet non poteva che intitolarsi Mutazioni e, se quanto scritto può sembrare confuso, vi basterà anche un solo ascolto per rendervi conto di quanta magica facilità abbiano avuto nel dipanare con grazia l’immensa matassa di fili proveniente da ogni parte del mondo e del tempo. (Alessandro Riva)
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