Riceviamo e pubblichiamo una nota del Direttivo del Club Tenco a proposito della triste vicenda del Grup Yorum e di quanto sta accadendo in Turchia nell'assoluto silenzio internazionale.
Riceviamo e pubblichiamo una nota del Direttivo del Club Tenco a proposito della triste vicenda del Grup Yorum e di quanto sta accadendo in Turchia nell’assoluto silenzio internazionale.
Siamo scioccati per quanto sta succedendo in Turchia e per il silenzio internazionale al riguardo. In futuro ci pentiremo e verseremo lacrime di coccodrillo, come troppe volte è successo nella storia. Non è nulla di nuovo, lo sappiamo, ma le notizie che ci arrivano in queste ultime settimane ci rimuovono le budella e il cuore. Ci riferiamo alla morte di due giovani musicisti dopo quasi un anno di sciopero della fame. Due musicisti giovani e bravi, conosciuti e apprezzati, membri del Grup Yorum, una band impegnata politicamente e socialmente, ispiratasi agli Inti Illimani e convertita da quel fatidico 2016 in un pericolo pubblico dal tiranno Erdogan, che gli ha proibito qualunque concerto e ha incarcerato senza prove alcuni dei suoi membri. A inizio aprile è morta dopo oltre 200 giorni di sciopero della fame la cantante Helin Bolek. Lo scorso giovedì, dopo 323 giorni di sciopero della fame, è morto anche il bassista Ibrahim Gökçek. «Mi hanno tolto il basso e per esprimermi uso il mio corpo come strumento», aveva detto Gökçek, che è stato ricordato anche dal presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. «Nelle nostre canzoni parliamo di minatori costretti a lavorare sotto terra, di lavoratori assassinati da incidenti sul lavoro, di rivoluzionari uccisi sotto tortura, di abitanti dei villaggi il cui ambiente naturale viene distrutto, di intellettuali bruciati, di case distrutte nei quartieri popolari, dell’oppressione del popolo curdo e di quelli che resistono. Parlare di tutto ciò in Turchia è considerato terrorismo». Per questo sono morti Helin e Gökçek nell’Europa – sì, perché la Turchia è parte dell’Europa – del 2020. Vederli così, deperiti, straziati, come gli ebrei liberati ad Auschwitz dall’Armata Rossa 75 anni fa, ci fa gelare il sangue. Ancora più dopo rivederli quando ancora potevano suonare e cantare, pieni di vita, di energia, di allegria, riempiendo teatri e stadi fino solo a qualche anno fa. Vederli sorridere cantando Bella Ciao ad esempio, come in questo video. Non possiamo stare zitti, non possiamo tacere di fronte a cose come queste. Come Club Tenco è per noi un obbligo morale ricordare Helin, Ibrahim e tutto il Grup Yorum per l’impegno artistico e sociale che hanno portato avanti in questi anni fino al punto di lasciarsi morire per far aprire gli occhi al mondo. (Il Direttivo del Club Tenco)
La nostra redazione si unisce all’appello lanciato dal Club. (La redazione)
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