Con testi oculati e accusatori Max Montanari mette il dito sulle piaghe purulente di una società che oggi come allora non riesce a guarire dei mali che essa stessa alimenta e nei quali si crogiola.
Sul finire degli anni ’90, nel ravennate, Max Montanari si fa spalleggiare dai PerikoloGenerico e insieme approntano un repertorio affinato per oltre 200 date dal vivo. Sono invitati a suonare per quattro anni consecutivamente alla Festa della Musica in Francia, si guadagnano uno slot al Heineken Jammin’ Festival, edizione del 2000, e la fiducia di nomi di affermati come Piero Pelù e i Negramaro che nel 2005 li ospitano come band di apertura dei i loro concerti.
Il treno sonoro del sodalizio sfreccia sospinto a gran velocità da una locomotiva che sferraglia sicura, forte di un meccanismo ritmico che non concede pause e di una coppia di chitarre che spalano nella caldaia solidi riff e incandescenti solisti che mantengono alta la pressione.
Max e i PerikoloGenerico guardano agli Iron Maiden (ai Deep Purple, ai Cult) ma cantano compiutamente in italiano ricordando a tratti i migliori Timoria e Litfiba.
Ma quando l’interessamento della Warner Bros. pare accompagnare il quintetto verso il più ampio e meritato riconoscimento, ecco che il mutamento di strategie interne alla major si rivela la rovina della band: nuovi manager con rinnovati programmi di catalogo bloccano i nastri delle registrazioni già realizzate che restano dimenticati e portano il gruppo ai titoli di coda.
Oggi, nelle vesti di discografico, Max Montanari riporta in vita sette di quei brani in formato digitale – tre mixati ai leggendari studi Abbey Road di Londra – col titolo unitario di S.A.L.I.G.I.A.: acronimo di superbia, avarizia, lussuria, invidia, ira, accidia; un concept album che narra in chiave moderna i sette peccati capitali.
Con testi oculati e accusatori Max Montanari mette il dito sulle piaghe purulente di una società che oggi come allora non riesce a guarire dei mali che essa stessa alimenta e nei quali si crogiola. E dimostra il cantante, insieme ai PerikoloGenerico, che c’è modo di fare hard rock italico in punta di cervello. (Andrea C. Soncini)
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