Benché negli Stati Uniti i ricavi dei supporti fisici diminuiscano anno dopo anno, nel primo semestre del 2020 i ricavi degli album in vinile superano per la prima volta dagli anni '80 quelli derivanti dalla vendita dei CD.
Secondo i dati diffusi dalla RIAA (Recording Industry Association of America), nella prima metà del 2020 i ricavi della musica registrata negli Stati Uniti sono cresciuti del 5,6% con un valore al dettaglio di ben 5,7 miliardi di dollari, mentre i ricavi del valore all’ingrosso sono cresciuti del 5,1% con 3,7 miliardi di dollari, continuando quindi il trend positivo di crescita degli ultimi anni, come si può vedere dal grafico che segue.
Anche in questa prima parte del 2020, il mercato dell’industria discografica americana è dominato come sempre dallo streaming che è arrivato a coprire l’85% del valore di mercato, rispetto all’80% dell’anno precedente.
Seguono con percentuali decisamente più basse, i supporti fisici (7%), i download digitali (6%) e infine i synch (2%) ovvero i diritti di sincronizzazione (vedi grafico).
Benché i ricavi dei supporti fisici diminuiscano anno dopo anno, come si evidenzia dall’allegato della RIAA (vedi qui), nel primo semestre del 2020 i ricavi degli album in vinile superano per la prima volta dagli anni ’80 quelli derivanti dalla vendita dei CD.
Nello specifico i ricavi dei dischi in vinile rappresentano il 62% del totale dei proventi derivanti dalla vendita dei supporti fisici, sebbene rappresenti ancora soltanto il 4,34 % delle entrate dell’intero mercato discografico degli Stati Uniti. (La redazione)
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