Il difficile ritorno della cantautrice norvegese Ane Brun

È stato solo nell’estate 2019 che la Brun è riuscita a sbloccare completamente la sua immaginazione e a scrivere così un nuovo disco: ritiratasi in un casetta immersa nelle montagne norvegesi, ha sprigionato tutta la sua creatività ed in tre settimane ha dato vita a quasi tutti i due nuovi album.

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La cantautrice norvegese – ma svedese d’adozione – Ane Brun era dal 2015 con When I’m Free che non ci deliziava con un disco di pezzi nuovi, pur avendo continuato a regalarci numerose canzoni e uscite discografiche.

Il 30 ottobre 2020 è uscito finalmente After The Great Storm, il suo ottavo album di pezzi originali che precede How The Beauty Holds The Hand of Sorrow, nono disco in uscita il 27 novembre prossimo.

La lunga attesa è stata decisamente ripagata con una doppia uscita. Purtroppo c’è una triste motivazione dietro a questo lungo intervallo.

«Creare un disco ha sempre voluto dire scavare profondamente dentro di me. Io in genere affronto tutto quello che mi capita nella vita – relazioni, cambiamenti, sfide – scrivendo musica. Ma quando mio padre se n’è andato nel 2016 non sono stata in grado, né ho voluto. È stata una strana esperienza: di solito sono una persona che tende a processare e poi “digerire” ciò che mi accade. Lavoro sui miei problemi e vado avanti. Ma nel dolore causato dalla perdita di un genitore, questo non ha funzionato. Non riuscivo a trovare gli strumenti giusti dentro di me e non c’era una soluzione. Mio padre non c’era più. C’è voluto del tempo per capire che il tempo stesso era la chiave». (Ane Brun)

È stato solo nell’estate 2019 che la Brun è riuscita a sbloccare completamente la sua immaginazione e a scrivere così un nuovo disco: ritiratasi in un casetta immersa nelle montagne norvegesi, ha sprigionato tutta la sua creatività ed in tre settimane ha dato vita a quasi tutti i due nuovi album.

Inizialmente l’intenzione era quella di far uscire un doppio album ma poi, con l’arrivo del lockdown degli ultimi mesi, il poco tempo imposto dalla pandemia ha portato la Brun ha rivedere questa idea e a dividere quindi le registrazioni in due parti, ognuna caratterizzata da atmosfere e animi contrastanti. Entrambi portano la forte impronta della Brun ma il più ottimista After The Great Storm, con la sua voce cristallina ed emozionante, infestato da strutture elettroniche e analogiche, delizierà coloro che l’hanno seguita nelle sue costanti reinvenzioni stilistiche.

How Beauty Holds the Hand of Sorrow invece, pur esplorando anch’esso tecniche e stili nuovi, sarà più familiare a quelli che ricordano la cantautrice dei primi tempi, quella più emozionale, con la sua chitarra sotto braccio.

Sono tante le influenze e fonti di ispirazioni, vari sono gli ascolti di Ane Brun che spaziano dalla musica acustica a quella sperimentale strumentale, elettronica, jazz, pop, classica e tutto ciò che ci sta in mezzo. Quindi, l’emotiva Don’t Run and Hide, la prima canzone del disco ad essere stata scritta, e il groove sentimentale e spensierato di Honey – ispirate da una vecchia cassetta fatta a 18 anni per un amico di penna – riflettono l’amore della Brun per il trip hop, ma anche ascolti di artisti attuali quali SiR, Kendrick Lamar, Anderson Paak e Solange.

Take Hold of Me, che strizza l’occhio a Silent Shout di Knife, prende forma dall’amore per la musica dance e da pezzi sentiti nei primi anni ’90.

Crumbs arruola Jennie Abrahamsson e Linnea Olsson per aggiungere
quella nota mancante alla relazione insoddisfacente a cui il pezzo si rivolge, e Feeling Like I Wanna Cry, commovente al punto giusto, espone un’altra relazione senza successo, cioè quella dell’umanità e dell’ambiente.

Fingerprints, invece, parla in modo toccante e intenso di “come
coloro che perdi esistono in qualche modo dentro di te anche una volta che se ne sono andati”
, grazie alla candida voce della Brun in mezzo ad uno sfarzoso arrangiamento di archi da togliere il fiato.

La title track, come è tipico per la Brun, è sia intima che universale, un brano particolarmente rilevante grazie alla sua descrizione di “quel sentimento che può arrivare dopo una disavventura, quando è tutto finito e tu hai quasi raggiunto uno stato di euforia e leggerezza. È come ciò che la gente descrive quando ha visto la morte in faccia, o un’epifania: “la percezione di essere una parte di un universo più grande”.

Questo tipo di sensazione è senza dubbio una di quelle che tanto desideriamo, e We Need a Mother, che chiude l’album con uno stile triste ma ottimista, ne evidenzia il motivo: una richiesta di restare uniti, quando forse ormai è troppo tardi, abbellita da sonorità provenienti da tutto il mondo, vede la Brun particolarmente esplicita:

«Sono offesa dalla mancanza di decenza umana. La canzone è stata ispirata da una conferenza a cui ho partecipato e in cui il discorso di apertura trattava dell’importanza di prendere provvedimenti contro il cambiamento climatico. Nonostante tante belle parole la notte si è conclusa con enormi fuochi d’artificio, costati probabilmente milioni, che esplodevano sopra l’acqua. Mi ha ricordato di come noi spesso usiamo due pesi, due misure quando si tratta dei nostri valori e priorità, io in primis. È così difficile vivere una vita sana e sostenibile. Ricordo di quanto mi sia sentita frustrata e delusa e quando mi sono svegliata il giorno dopo ho scritto questa canzone. Una volta finita mi sono sentita più sollevata e calma». (Ane Brun)

Queste sono le emozioni provate durante After the Great Storm che, nonostante una lunga gestazione, arriva proprio al momento giusto.

«Entrambi gli album hanno a che fare con le grandi domande della vita, ma nel 2020 queste domande sono diventate ancora più grandi. Anche se ho scritto la maggior parte del materiale prima che la pandemia iniziasse, sento che tutte le canzoni portano un messaggio che ben si adatta alla situazione in cui ci troviamo ora: frustrazione per la condizione del mondo, il dolore per la persona amata, esistenzialismo, amore, relazioni, solitudine, lotte interiori, notti insonni… Credo che tutto ciò sia parte della condizione umana». (Ane Brun)

Essere umani, naturalmente, significa che abbiamo bisogno di conforto e condivisione, e la Brun con questo After the Great Storm, pubblicato da Balloon Ranger Recordings, ha tracciato in qualche modo disegnato un altro indimenticabile sentiero verso tutto questo. (La redazione)


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