Due vicende atroci e inqualificabili, prese a esempio di un Paese, l'Egitto, che calpesta i diritti di coloro che ogni giorno lottano per la pace, la libertà e la democrazia del popolo.
La tragica vicenda del ricercatore italiano Giulio Regeni – torturato e ucciso in Egitto nel 2016 con molta probabilità dai servizi segreti interni – e la carcerazione improvvisa nel 2020 al Cairo, senza processo e prove certe, dello studente e attivista egiziano Patrick Zaki come storie simbolo di una nazione, l’Egitto, in cui i diritti umani non sono affatto salvaguardati.
Uno Stato che tutt’oggi, nel 2021, reprime tout court e in maniera autoritaria la libertà di pensiero e ogni forma di contestazione non violenta.
Due vicende atroci e inqualificabili, dicevamo, prese a esempio di un Paese, attualmente governato da Abdel Fattah al-Sisi, che calpesta i diritti di coloro che ogni giorno lottano per la pace, la libertà e la democrazia del popolo.
Per approfondire le recenti vicende di Regeni e Zaki e documentarvi sulle violazioni dei diritti umani in Egitto, vi invitiamo a consultare il sito di Amnesty International.
Purtroppo, nonostante la “Primavera araba” del 2011, siamo ancora di fronte a una Nazione che sembra non voglia per niente evolversi democraticamente, così come invece i giovani del Cairo – a partire da quelli meno abbienti – hanno iniziato a chiedere a gran voce, anche attraverso la musica mahraganat o electro chaâbi che dir si voglia. (La redazione)
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✓ MUSICLETTER.IT © Tutti i diritti riservati - 7 Febbraio 2021