Il cantautore Fabio Cinti ricorda il suo legame artistico con il grande Franco Battiato
Musicista raffinato e mai banale, Fabio Cinti ha fatto del “pop d’autore” la sua cifra stilistica principale, realizzando dischi che hanno sempre avuto al centro la “parola cantata” in bilico tra intimità, leggerezza e senso altro delle cose.
Una ricerca musicale che lo ha portato a collaborare con personaggi come Morgan, Paolo Benevegnù e soprattutto Franco Battiato, al quale Cinti nel 2018 ha dedicato una personale e gentile rilettura de “La voce del padrone”, guadagnandosi nello stesso anno persino la Targa Tenco come miglior “Interprete di canzoni non proprie”.
Quello di Fabio Cinti con Franco Battiato è stato insomma un legame spirituale, artistico e culturale, più che fisico. Un rapporto che trascende la materialità della vita e che va al di là di ogni umana esperienza.
Con la recente scomparsa dell’artista siciliano, abbiamo pensato di fare qualche domanda al cantautore originario della provincia di Frosinone. Buona lettura. (La redazione)
Intervista a Fabio Cinti di L.D.
Fabio, conosciamo tutti il tuo amore sconfinato per Battiato. Puoi raccontarci il tuo primo incontro, fisco e spirituale, con il Maestro.
È stato un incontro rocambolesco, il primo, da teenager qual ero. Gli piombai quasi addosso dopo un concerto, ma lui capì subito che ero un ragazzo mite e che i miei interessi non erano quelli di un esaltato ma ben altri. La seconda volta che l’ho incontrato mi portò sul palco, a fine concerto, a farmi vedere il funzionamento di un effetto per la voce che la mandava al contrario in tempo quasi reale. Col tempo, e sempre con moderazione, gli chiedevo consigli su quello che scrivevo: mi rispondeva al mattino prestissimo con delle mail illuminanti. Spesso gli insegnamenti più spirituali erano contenuti in alcune battute o nei racconti di brevi aneddoti, bisognava coglierli. Aveva un modo di sfiorarti il viso tutto suo…
Perché Battiato?
Una parte della sensibilità è innata, un’altra parte bisogna coltivarla. Molte scelte istintive dipendono dalla parte innata.
Cosa è stato Franco Battiato per la musica, la cultura e la società?
È stato ed è un poeta, nel senso più ampio del termine. Un catalizzatore e un creatore.
Invece cosa è stato per te?
Una guida, una fonte di scoperte, illuminazioni e ispirazioni. È stato la mia educazione sentimentale.
L’ultima volta che lo hai visto o sentito.
Una telefonata quando era ancora lucido, ma non del tutto. Mi commosse perché andò in confusione, non riusciva a tenere il filo del discorso. Una tenerezza straziante. Non sapevo bene cosa stava accadendo, e quando lo venni a sapere rimasi gelato, mi crollò il mondo addosso.
Cosa ci lascia Battiato?
Un salto evolutivo nell’ambito della coscienza e della bellezza.
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