Un manifesto di appartenenza a una tradizione epica, radicata in un'America senza più luogo.
Pubblicato il 18 giugno scorso da Parco della Musica Records, Folkways di Costanza Alegiani è un disco di canzoni identitarie, sul folk che diventa mito.
Un manifesto di appartenenza a una tradizione epica, radicata in un’America senza più luogo.
Attraverso un linguaggio originale e arrangiamenti che alternano liricità acustica a momenti più elettrici, in Folkways Costanza Alegiani propone sia brani originali che altri tradizionali e ricchi di storia, a cui riesce a donare nuova luce, tonalità e sfumature di colore. Ma se il titolo rappresenta un omaggio allo Smithsonian Folkways Recordings, il più grande archivio al mondo del genere folk, l’intento di Costanza Alegiani è però quanto di più lontano dalla filologia.
La genesi di questo suo terzo album – dopo Fair is Foul and Foul is Fair del 2014 e Grace in Town del 2018, in duo con Fabrizio Sferra – risponde alla consapevolezza di un legame profondo con quella letteratura musicale i cui temi toccano sentimenti e stati d’animo personali ma allo stesso tempo universali e, comunque, in grado di illuminare la contemporaneità.
Grazie a questo progetto mi sono concessa di dire la verità su tanti sentimenti che mi appartengono, anche molto scomodi, dando voce a visioni e paure, immagini oniriche, ricordi, confessioni, ma anche a speranza e libertà.
Costanza Alegiani
Costanza Alegiani cita tra i propri riferimenti musicali, numi tutelari del folk come Johnny Cash, Joni Mitchell, Leonard Cohen e Joan Baez, così come interpreti illustri quali Barbara Dane, Jacob Niles e Odetta.
Due autori classici della letteratura americana, Edgar Lee Masters ed Emily Dickinson, compaiono con le loro poesie tra gli autori dei testi delle canzoni, due delle quali cover di Bob Dylan e Woody Guthrie.
L’uscita di Folkways è stata anticipata dalla pubblicazione di due singoli: It ain’t me baby e When I was a young girl, brano quest’ultimo da cui è stato realizzato anche un video della regista Loredana Antonelli. (La redazione)
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