«Cronico» di Santo e Stone

«Cronico» è l'album d'esordio del duo di Torino Santo e Stone, al secolo Davide Sanfratello e Federico Dipasquale.

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Metto in circolo Cronico, l’esordio discografico del duo torinese Santo e Stone, al secolo Davide Sanfratello e Federico Dipasquale. Un lavoro nato dentro le pieghe silenziose della pandemia e del relativo lockdown e pubblicato dalla piccola e indipendente etichetta discografica Vero x Vero.

Confesso anticipatamente che ho poco feeling e capacità di codifica di tutto quel mondo musicale che cerca l’omologazione di stile a tutti i costi. D’altronde nel rap e in tutti i suoi territori limitrofi non si vede altro che questo. Si ripetono i suoni, si ripetono le forme e le metriche, spesso il flow delle liriche è divenuto talmente abitudinario negli ascolti che potremmo prevederlo come si fa con i ritornelli pop e le rime baciate che ne celebrano la soluzione finale. E in questo presente futuristico, tutto questo che oserei definire “il nuovo pop”, è soprattutto il drumming che sforna davvero gli stessi suoni, senza alcuna pietà e riguardo verso un calo drastico di personalità.

Parlando invece di questo disco, anche quando suonano brani come Vita, dove il cliché sembra interrompersi dentro sapori latini che quasi richiamano la santa baciata, ritrovo protagonisti gli ingredienti di sempre. Mentre pezzi più sfacciati come Famiglia sembrano dichiarazioni di intenti che non danno spazio ad altre interpretazioni.

Certamente va detto che aderire al copione è anche una decisione anticipatamente misurata in fase di produzione; una scelta del tutto comprensibile e, in alcuni casi, direi piuttosto giustificabile. Dunque il disco d’esordio di Santo e Stone non mi sorprende e non fa eccezioni: anche qui ritroviamo i suoni di sempre come pure i cari santi vocoder nelle voci (intramontabili soluzioni estetiche vecchie di quasi due generazioni) o le intro di voci mediose a guisa di antiche “radioline” come in Voce dell’essere. Ma qui occorre fermarsi per parlare di quel quid che è opportuno evidenziare per non risolvere tutto in un “già sentito”. Cioè anche quando i cliché sono ben rispettati, basta pochissimo per giocarsi soluzioni di grande personalità. È in questo brano infatti che il duo sembra dirigersi inaspettatamente verso una piacevole forma di dub-step, raggiungendo uno dei vertici di tutto il disco; passaggio in cui sento di avvicinarmi più agli uomini che alle loro maschere di scena. Così come accade anche in Ciricado, dove si fanno interessanti gli arrangiamenti metrici, l’elettronica che circonda il drumming e il fascino ritmico e melodico di tutta la scritture; stessa cosa nel finale epico e tribale di Intro, canzone che si rende totalmente sghemba dal resto del disco impacchettato.

Da sottolineare inoltre il peso di una lirica che, come spesso accade nelle tendenze del nuovo millennio, indaga sempre più tematiche spirituali e meno banali, mai scontate. Anche in questo senso, Santo e Stone affrontano – non senza fatica – certi risvolti umani come la cronicità che il nostro ego ha di creare e vivere problemi esistenziali. Tema che in questi 9 inediti è ampiamente indagato, soprattutto ricorrendo ad allegorie e metafore di vita quotidiana.

In definitiva, Cronico è un esordio che paga il pegno di aderire troppo a quei cliché che tutti oramai conosciamo, lasciando indietro invece quelle peculiarità che, se fossero state evidenziate per bene, avrebbero proiettato il lavoro in ben altro piano di lettura e qualità. (Alessandro Riva)


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