Nuovo album del musicista e cantautore del musicista e cantautore del musicista e cantautore Andrea Lovito (alias Ance)
Siamo lontani dal confine con il futuro, forse per alcuni momenti vediamo brillare di lontano qualche lamiera della dogana ma per il resto, ad essere onesti, la direzione di marcia sembra puntare nel “mondo antico”, come direbbero i nuovi saggi.
Eppure dischi come questo in qualche modo “salvano”, mettendo al sicuro non solo il buon gusto per la parola ma anche per il mestiere artigiano che le da forma. Ritroviamo la “scuola fiorentina”, se posso così chiamarla, dentro cui svettano i nomi della Radici Music di Firenze e un manipolo di musici e designer del suono, da Claudio Giovagnoli (storico sax dei Funk Off) a Gianfilippo Boni, cantautore e fonico che ha firmato la produzione e il suono di tantissimi dischi di questa scena.
Ritroviamo Ance, al secolo Andrea Lovito, che avevamo lasciato prima della pandemia con un singolo come Anche se, impreziosito da un video geniale com’è geniale e gravida di libertà la sua “favella” e la sua forma. Non la manda a dire e sa farlo anche con uno stile sobrio e delicato. Dopo questa strana apocalisse lo ritroviamo a completare l’opera con un disco dal titolo Ergonomia domestica che presto arriverà anche in vinile e che non accetta di ficcarsi nelle scatole digitali dei canali in streaming.
E a far compagnia a quel singolo di cui sopra troviamo altre 9 inediti anticipati dalla title track del disco e da un altro video, meno laborioso sicuramente, ma altrettanto folle nel suo romanticismo. Quindi, accodandomi alla critica che lo sta seguendo, dovrei pensare a un disco di musica e comicità? Niente affatto.
Da Chiuso in casa a L’uomo non è sapiens, solo per sfogliare i primi titoli della tracklist, il nostro Ance accarezza concetti di comunione sociale, di quel che abbiamo vissuto nella pandemia come anche di quel che sempre viviamo a contatto con lo strano animale primitivo che è l’uomo. E in particolare questo brano mi riporta personalmente a quello splendido saggio che tutti dovremmo avere sul comodino: “Ascolta piccolo uomo” di Wilhelm Reich.
Così come il blues arriva fresco a far capolino in un suono che volutamente si tiene chiuso e “intimo” nelle dinamiche: e qui citiamo la critica sociale spietata e finemente appuntita de L’ideale o quel percorso nostalgico titolato Dannato blues che ovviamente riprende mille milioni di altri brani proprio come la struttura stessa impone.
Se al mio orecchio Eccoti è un brano che ho davvero faticato a digerire, forse non tanto utile alla ragione del tutto, le rifiniture di Hai bisogno con la sua poetica quotidiana di altissima sensibilità e le aperture ariose di Niente cambia invano con questo miraggio positivo nel guardarsi al futuro, mi fanno capire quanto Ance sia un cantautore di dettaglio più che di ricerca, di una presenza che all’estetica da poco conto e ragione misurando con maggiore severità il contenuto. E che bello in quest’ultimo brano il suono della sezione di drumming disegnata da Boni, il classico incedere della canzone italiana che il buon Fossati ha tanto sdoganato in tal senso. Morbidezza e viscosità quando serve, questo disco punge e fa pensare e tanto altro dedica al cuore e ai suoi sospiri.
Si chiude con un omaggio titolato Tutti quanti abbiam da vivere, che pesca da quella famosa lirica dei Love di Arthur Lee; ci pesca dentro ovviamente ma a modo suo, ridisegnandone il testo ché tanto queste sono canzoni senza tempo, senza contesto, ma vere. Ed è forse proprio questa la massima ambizione di alcune delle liriche di Ance.
Ergonomia domestica non è un disco per ridere e questo punto lo segnalo come debolezza per la presentazione del tutto. Se la prima impressione è quel che conta, magari sin da subito si è giocato carte “sbagliate” sfidando il pubblico a un ascolto attento per capire che c’è molto di più che una risata piacevole di un Andrea Lovito in vestaglia a bere vino e a suonar come i Beatles. (Alessandro Riva)
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