Intervista a Brian Auger

Il virtuoso organista americano ci parla di «Far Horizons», cofanetto realizzato con Julie Driscoll & The Trinity.

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Il 16 settembre 2022 è uscito per Soul Bank Music Far Horizons, il cofanetto di Brian Auger, Julie Driscoll & The Trinity che in 40 anni brani racchiude 60 anni di storia della formazione.

A parlarci del box è il virtuoso organista americano Brian Auger che si racconta in esclusiva per il nostro sito. Buona lettura. (La redazione)

Intervista a Brian Auger © di Adaja Inira

Traduzione di Cecilia Paesante 

Brian Auger (ph. Peter Heck)

Negli ultimi mesi ha pubblicato due retrospettive: prima Auger Incorporated e ora il cofanetto Far Horizons. Cosa l’ha spinta a tuffarsi nella sua discografia passata?

È stato Greg Boraman, che è un mio amico storico e ha di recente fondato l’etichetta Soul Bank Music (nonché anche lui organista jazz), che mi ha convinto a unirmi alla label, ed è stata sua l’idea di pubblicare dei cofanetti. Sono davvero felice del modo in cui la compagnia ha gestito la realizzazione del progetto e dell’entusiasmo che tutti hanno mostrato per la mia musica. 

Cosa pensa che manchi alla musica di oggi? E cosa invece le piace?

Trovo che ci sia molto poco in giro capace di catturare la mia attenzione. Penso che Duke Ellington abbia dato la forma migliore al mio pensiero: “Ci sono solo due tipi di musica: quella bella e quella brutta “. Serve che aggiunga altro?

In che parte della scena anni ’60 e ’70 si identifica (ad esempio, le proteste contro la guerra) e in quale parte non si riconosce (ad esempio il movimento a favore delle droghe psichedeliche guidato da personaggi come lo psicologo e autore americano Timothy Leary)?

Negli anni ’60 e ’70 vivevo ancora in Inghilterra anche se ascoltavo molta musica americana: i grandi del jazz – Miles Davis, John Coltrane, Jimmy Smith, Brother Jack McDuff – e un sacco di artisti della Tamla/Motown. Artisti come Marvin Gaye, Stevie Wonder, Donny Hathaway, Aretha Franklin e, a mio avviso, la migliore cantante jazz di tutti i tempi, Sarah Vaughn.

Il movimento americano contro la guerra era qualcosa che non capivo. Forse ero troppo occupato. Per quanto riguarda la dichiarazione di Timothy Leary – che dire – facile sopravvivere per un medico americano benestante! Io in Inghilterra facevo fatica a pagare l’affitto e tenere insieme una band allo stesso tempo.

Ascoltavo, all’epoca e ancora oggi, la grande ricchezza di musica jazz, R&B e classica e cercavo di creare un ponte tra questi flussi musicali separati. Sono felice di poter affermare di essere un tastierista jazz. 

Quale pensa sia il motivo per cui la sua musica sia stata in grado di durare così a lungo e conti ancora una fanbase così devota ed entusiasta in tutto il mondo?

La musica d’improvvisazione, il jazz, sembra cavarsela ancora bene e ringrazio la comunità nera americana, a cui devo moltissimo. 

(Articolo coperto da copyright. Per informazioni contattare la redazione di questo blog.)

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