Un modo per ricordare quella immane tragedia attraverso l'arte prodotta dagli artisti coinvolti nelle persecuzioni politiche e razziali, attuate dalla Germania nazista e dai suoi alleati, dal 1933 al 1945.
Il 27 gennaio di ogni anno è una ricorrenza internazionale in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto, termine utilizzato per ricordare il genocidio degli ebrei perpetrato dalla Germania nazista, con la complicità del governo fascista italiano, nella seconda metà del XX secolo.
Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberano il campo di concentramento di Auschwitz.
Il 27 gennaio di ogni anno dunque è la “Giornata della memoria”, indetta per non dimenticare quanto barbaramente accaduto in quegli anni, con la speranza che simili atrocità non si ripetano mai più.
Quest’anno vogliamo ricordare quella immane tragedia attraverso l’arte dell’Olocausto.
Per arte dell’Olocausto si intende tutto ciò che venne prodotto dagli artisti coinvolti nelle persecuzioni politiche e razziali, attuate dalla Germania nazista e dai suoi alleati, dal 1933 al 1945. Uno strumento della memoria che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, si è rivelato utile per i superstiti ma soprattutto per le generazioni future. Una forma d’arte che la Germania nazista bollava impunemente come “arte degenerata”.
Tra gli artisti di questa espressione artistica ricordiamo Marc Chagall con “La crocifissione bianca” del 1938, Arthur Szyk con “L’anticristo” del 1942, Felix Nussbaum con “Autoritratto con carta d’identità ebraica” del 1943, Thomas Hart Benton con “Il seminatore” del 1942, Pavel Fantl con “La musica è finita” del 1944, Bedřich Fritta con “Un trasporto lascia il ghetto” (1942-43) e David Olère con “Il cibo dei morti per i vivi (autoritratto)”(1943-45).
Per una consultazione più approfondita circa le opere prodotte dagli artisti coinvolti nella Shoah, vi invitiamo a consultare questo sito. (La redazione)
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