Due chiacchiere con i Miqrà

Due chiacchiere con la band siciliana in occasione dell'uscita del nuovo singolo Aretusa.

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Abbiamo intervistato la band siciliana Miqrà in vista della pubblicazione del loro nuovo singolo Aretusa.

Questo è stato il risultato della nostra chiacchierata per conoscere più approfonditamente il progetto e farvi venire quella giusta curiosità di scoprire artisti emergenti validi che hanno molto da raccontare. Buona lettura. (La redazione)

Intervista ai Miqrà di Paride Elia

Miqrà (press photo)

Ciao ragazzi, benvenuti, raccontateci come nasce il vostro progetto.

I Miqrà sono un collettivo musicale nato dall’idea di raccontare storie e farlo in musica. Nel corso degli anni la formazione è cambiata più volte, proprio per questo intendiamo la band come “collettivo”, ci siamo incrociati, innamorati e scelti negli anni, tra progetti comuni e incontri casuali.

Miqrà è una parola molto bella, abbiamo letto sul suo significato, come vi è venuto in mente questo nome?

La scelta del nome “miqrá” è stata naturale, mai dibattuta, semplicemente era il nome più adatto. Significa “seduzione della parola”, per noi che siamo amanti della narrazione non poteva esserci scelta migliore. Abbiamo trovato il nome in un abbecedario per bambini.

Un disco alle spalle e svariati singoli, a breve uscirà il vostro nuovo, cos’è cambiato dopo tutto questo tempo?

Il tempo è passato non solo sulle rughe dei nostri volti, anche tra le righe delle nostre strofe. Il sound è cambiato, abbiamo sempre una forte impronta alternative ma c’è stata una netta apertura verso nuovi strumenti, tra cui il pianoforte di “Aretusa”. Evolversi è necessario per sopravvivere, per noi quantomeno è così.

A breve arriverà anche il vostro secondo disco, avete già le idee chiare su come sarà?

Sì, la lavorazione del disco è già in una fase avanzata, sarà un lavoro maturo, con un’attenzione estrema verso la ricerca del giusto sound e con delle liriche che, in fondo, parleranno sempre di quel concetto che adoriamo: la narrazione di ciò che sta sullo sfondo del quadro, dei personaggi che solitamente esulano dalla narrazione principale.

Cosa vi aspettate da adesso in poi dalla vostra musica visto il surreale periodo storico di transizione che abbiamo attraversato?

Stiamo ancora cercando di orientarci in questo mare di incertezze, non vi è una Stella Polare, non per noi che navighiamo lontani dalle acque del mainstream. Quindi è difficile dirsi che aspettative ci sono, stiamo riprendendo a pubblicare per sopravvivere, per ricordare a noi stessi che esistiamo e che abbiamo qualcosa da dire, poi, inutile negarlo, non vediamo l’ora di tornare a suonare live.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Come dicevamo, lavorare all’uscita del disco, da lì guarderemo l’orizzonte per capire dove dirigere la nostra prua, sempre e comunque a vele spiegate perché, dopo questi anni, necessitiamo di avere il vento in faccia e viaggiare.


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