Attraverso cinque libri che parlano di jazz, cercheremo di capire l'importanza di questo genere musicale ha contribuito a cambiare radicalmente il panorama musicale del XX secolo.
Delle origini e il significato del jazz ne abbiamo già parlato in un breve articolo precedente in cui si elencavano 5 classici di questo genere musicale.
Oggi invece, attraverso cinque libri sul jazz, cercheremo di capirne l’importanza.
In primo luogo, bisogna dire che il jazz ha contribuito a cambiare radicalmente il panorama musicale del XX secolo, fornendo un modello per la musica moderna e influenzando molti altri generi musicali, come il rock, il pop, il funk, il soul e l’hip hop.
In secondo luogo, il jazz ha fornito una piattaforma per l’improvvisazione, che ha permesso ai musicisti di sperimentare e di creare in modo spontaneo. Questo ha portato a molte innovazioni musicali e lo ha reso uno dei generi musicali più creativi e innovativi della storia.
Inoltre, il jazz è stato importante anche dal punto di vista culturale, in quanto ha rappresentato una forma di espressione per le comunità afroamericane negli Stati Uniti, e ha contribuito a diffondere la cultura e la musica afroamericana in tutto il mondo.
Infine, il jazz ha dato vita a molti grandi artisti come Louis Armstrong, Duke Ellington, Miles Davis e John Coltrane, i cui contributi musicali sono stati fondamentali per lo sviluppo di questo genere e della musica moderna in generale.
Miles di Miles Davis (con Quincy Troupe)
Dall’epoca d’oro del bebop alla rivoluzione della fusion, la musica di Miles Davis ha attraversato e segnato l’intera storia del jazz. In questo straordinario libro autobiografico (che la New York Times Book Review ha definito «un eccezionale contributo alla letteratura jazzistica») Davis racconta l’evoluzione del suo stile, i suoi gruppi, gli album e i concerti, ma anche gli amici, le donne, la famiglia, gli anni bui dell’eroina, i conflitti con i bianchi del mondo della stampa e del potere costituito. Dalla sua voce di volta in volta commossa, indispettita, orgogliosa, nasce una sorta di grandioso film corale in cui fanno da coprotagonisti ― e collaborano alla colonna sonora ― Charlie Parker e John Coltrane, Dizzy Gil-lespie e Gil Evans, Jimi Hendrix e Prince, e in ruoli carneo troviamo Juliette Greco, Jean-Paul Sartre e addirittura Ronald Reagan. Fitto di aneddoti e informazioni come una grande enciclopedia del jazz, ma animato dal calore di una personalità battagliera che odia i compromessi e vive di sfide, questo libro è una testimonianza fondamentale per la storia della musica, ma insieme un romanzo appassionante e un ritratto «militante» di mezzo secolo di cultura nera americana. (Minimum Fax)
Come il jazz può cambiarti la vita di Wynton Marsalis
Non è solo musica, il jazz. È anche un modo di stare nel mondo, e un modo di stare con gli altri. Al cuore della sua “filosofia” ci sono l’unicità e il potenziale di ciascun individuo, uniti però alla sua capacità di ascoltare gli altri e improvvisare insieme a loro. È stato creato dai discendenti degli schiavi, ma sa parlare di libertà. È figlio della malinconia del blues, ma sa lasciarsi andare alla felicità più pura. Le sue radici sono nella tradizione, ma la sua sfida è la continua innovazione. E anche se vive di tensioni armoniche e ritmiche, ha saputo e sa essere ancora messaggero di pace. Wynton Marsalis fa leva sulla sua eccezionale storia artistica e sull’eredità dei grandi maestri per introdurci in questo universo fatto di opposti che si riconciliano. Con la passione del protagonista racconta storie del presente e del passato. Con la competenza dello studioso spiega cosa e come ascoltare. E soprattutto mostra come le idee centrali del jazz possano aiutare le persone e le comunità a cambiare il loro modo di pensare e di agire, con se stesse e le une con le altre. (Feltrinelli)
Gli standard del jazz. Una guida al repertorio di Ted Gioia
Una guida completa alle grandi canzoni e composizioni che costituiscono la struttura portante della musica jazz e la lingua comune degli interpreti di questo genere di tutti i paesi e di tutte le epoche. Da “Ain’t Misbehavin'” e “Autumn in New York” a “Fly Me to the Moon”, “Sophisticated Lady” e “I Can’t Give You Anything but Love”: la storia, le caratteristiche, le versioni più celebri di oltre 250 successi che spaziano dai grandi classici di Broadway alle più famose melodie di jazzisti del calibro di Miles Davis, Thelonious Monk, Duke Ellington e John Coltrane. Per ciascuno standard, Gioia fornisce al lettore una quantità di notizie storiche interessanti, aneddoti coloriti, dettagli tecnici e indicazioni di ascolto. Più di 2.000 incisioni consigliate, in un volume adatto tanto alla lettura quanto alla consultazione. (EDT)
Come si ascolta il jazz. Conversazioni con Wayne Shorter, Pat Metheny, Sonny Rollins, Ornette Coleman, Joshua Redman, Branford Marsalis e altri di Ben Ratliff
Non esiste modo migliore per capire un musicista che quello di farlo parlare nel suo stesso linguaggio: la musica. E con questo presupposto che il critico del New York Times Ben Ratliff ha incontrato quindici fra i maggiori jazzisti contemporanei e li ha invitati a conversare di musica liberamente e disinteressatamente, fuori dalle logiche della promozione discografica o da quelle della confessione biografica. Il risultato è questo libro unico nel suo genere: chiedendo a ciascun artista di scegliere uno o più brani da ascoltare e commentare insieme a lui, Ratliff accompagna i suoi interlocutori in un viaggio nella musica che è allo stesso tempo esame delle tecniche esecutive, espressione dei sentimenti suscitati dall’ascolto, riconoscimento delle paternità e dei debiti artistici. Che sia Pat Metheny a commentare la tromba di Miles Davis, Sonny Rollins a spiegare il genio di Charlie Parker, o Joshua Redman a confrontarsi con il mostro sacro Coltrane, i musicisti che prendono la parola in questo libro non smettono di ricordarci a ogni pagina che la magia del jazz è sempre lì, a un tiro di stereo dalle nostre orecchie, se soltanto siamo disposti a lasciarcene catturare. (Minimum Fax)
Nuova storia del jazz di Alyn Shipton
Le storie del jazz, si sa, rappresentano un terreno infido: difficile maneggiare una materia enormemente vasta, scandirne con esattezza i percorsi e le svolte, metterne in luce i movimenti principali e secondari, quando non sotterranei e carsici; dare il giusto peso a ciascun musicista, rischiando la sovraesposizione per alcuni e la semplice citazione per altri, quando non addirittura il silenzio; tenere il passo con l’evoluzione delle metodologie di ricerca; raccontare le lingue e le scuole nazionali nate in tutto il mondo, soprattutto in Europa; trovare una lingua accessibile, tempi e modi della narrazione che non si nascondano dietro il gergo tecnico, riuscendo a comunicare al lettore fatti e concetti complessi con la massima linearità. Fin dal suo primo apparire, all’inizio del nuovo secolo, “Nuova storia del jazz” di Alyn Shipton ha segnato uno spartiacque: d’improvviso, tutte le storie precedenti, rispettabili e spesso prestigiose, sono di colpo invecchiate. Agendo pazientemente e minuziosamente sulle fondamenta dei fatti e delle storie, scavando e rintracciando elementi tali da poter, con cognizione di causa e saldezza scientifica, imporre una nuova visione d’insieme a una materia lavica e debordante, Shipton offre una ricostruzione storica e una una innovativa sistemazione di dati e fatti interpolati all’interpretazione di vicende umane e stilistiche, capace di scavalcare steccati ideologici, certe vecchie letture ormai infeltrite. (Einaudi)
Una possibile metafora sul jazz potrebbe essere quella di un’orchestra improvvisata, in cui ogni musicista ha il proprio strumento e il proprio stile, ma tutti devono collaborare per creare un’armonia complessiva.
Sì, perché il jazz è un genere musicale in cui i musicisti si esibiscono insieme, ma allo stesso tempo si esprimono attraverso l’improvvisazione e la creatività individuale.
E dunque, come un’orchestra improvvisata, il jazz richiede una grande attenzione e un’eccezionale capacità di ascolto reciproco, in cui ogni musicista deve essere pronto a adattarsi al momento e a collaborare con gli altri per creare una performance unica e coinvolgente. (Aaron Stack)
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