Il mercato discografico era già un mercato di nicchia quando ho aperto, quindi non è che il mio modo di lavorare sia cambiato più di tanto. Ci sono però due aspetti nuovi secondo me macroscopici: uno è la clamorosa tendenza al rialzo della vendita – e purtroppo dei prezzi – del vinile, che da un lato ha salvato il negozio di dischi come entità in tutto il mondo, dall’altro lato ha invece rischiato di escludere la clientela più “proletaria” da una realtà come la mia. Se si vendessero solo vinili e solo ai prezzi che girano adesso, dovuti a effettive difficoltà nella produzione, leggasi materiali sempre più costosi e richiesta più alta dell’offerta, il negozio di dischi sarebbe popolato solo da persone ricche, che di solito non amano la musica e che spesso comprano dischi perché devono pur spendere i troppi soldi che hanno. A me questa cosa del negozio elitario non va proprio giù. Quindi cerco di investire ancora molto nel CD, che è ancora – anche se di pochissimo – il supporto che vendo di più. A me piace permettere al ragazzo che studia o a quello che fa la pizza o alla cameriera dell’enoteca di trovare la musica migliore a prezzi sostenibili, quindi quando ordino i dischi per il negozio do ancora la precedenza al CD, anche se sul singolo oggetto ci guadagno di meno – in totale, perché in percentuale il guadagno è identico. Quindi voglio che Nordovest sia sì un negozio di nicchia ma di nicchia culturale non di nicchia basata sul reddito. La precedenza va data ai dischi belli, non a quelli di moda. Poi, se i soldi avanzano, lo prendo anche un vinile dei Maneskin ma non è obbligatorio che ci sia. Sono finiti i tempi nei quali ero terrorizzato che finisse l’album nuovo di Vasco Rossi perché dovevo accontentare cento persone, delle quali poi novantanove sarebbero tornate soltanto al successivo album del modenese. Se nicchia deve essere, che lo sia come si deve. Qui arriva il secondo aspetto macroscopico: molti CD di etichette storiche non si trovano più, sono rari e, quando si trovano, un po’ costosi. Questo perché le case discografiche, dopo essersi fatte sfuggire sotto il naso il ritorno del vinile, ritorno che hanno gestito con grave superficialità e dal quale hanno incassato molto meno di quanto avrebbero potuto, adesso hanno dimenticato la base, cioè un catalogo in CD, più economico, che dovrebbe essere sempre disponibile come eredità per le generazioni future. Quindi mi piange il cuore quando – e succede spesso, come l’altro giorno per i Mokadelic – devo dire al cliente che il CD che stiamo ascoltando è mio e che non posso neanche ordinarlo perché è fuori catalogo. Siamo seri, come fa a essere fuori catalogo un CD ormai mitologico come la colonna sonora di Gomorra – La serie? Così per migliaia di altri splendidi album. Questa è una cosa grave che mi fa stare male però devo dire che i miei clienti capiscono. Capiscono sempre tutto. Continuo a essere molto grato della loro attenzione, non è per niente scontato che le persone, in un mondo così superficiale e alla deriva in ogni campo, e soprattutto in una città desolante come Frosinone, una delle meno attente e meno vivaci di tutto il Paese, un autentico vuoto geografico, non è per niente scontato, dicevo, che le persone capiscano il lavoro profondamente serio e sincero che c’è dietro Nordovest. Quindi sì, sono grato ai miei clienti.