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Il soul man di Brooklyn Johnny Burgos pubblica l’album «All I Ever Wonder»

Un disco che si muove tra soul classico, neo soul, rnb, roller boogie e produzioni ispirate dall'hip hop. 

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Connettere il passato e il presente del soul in un album magistralmente prodotto dal veterano Jeremy Page, noto collaboratore di Kendra Morris o MF Doom, non è mica scontato. E invece il cantante, autore e produttore di Brooklyn Johnny Burgos lo fa sembrare un gioco da ragazzi.

Unione perfetta tra voce e strumentali

Nel nuovo album All I Ever Wonder il sciropposo falsetto e caldo tenore della voce di Burgos si sposano perfettamente con le strumentali di Page che sono un insieme di stili dagli anni ’70 a oggi, tra soul classico, neo soul, rnb, roller boogie e produzioni ispirate dall’hip hop. 

Il brano di apertura Plays For Keeps è lento e sexy, dove echi di Dramatics si fondano a sonorità rnb anni 90, una fusione di tempi e stili che ripercorre l’intero disco, le cui sonorità sono dichiaratamente influenzate da uno dei connubi artistici più riusciti del soul: Quincy Jones – Michael Jackson.  

Un retrogusto estivo

L’album ha un retrogusto decisamente estivo, con la ballata d’amore Hit Me Like che si dipana come una pigra giornata di sole, mentre Get Back ha una melodia sognante e un beat che ricorda le produzioni di J Dilla

La titletrack All I Ever Wonder rivela caratteristiche più tradizionali e retrò in senso di un suono classico e senza tempo, un po’ doo wop anni ’40, soul anni ’70, o retro soul contemporaneo nella vena di Sharon Jones & The Dap-Kings.

Ma ci sono anche pezzi più ritmati, come il brano soulful disco This Vibe in cui troviamo un Johnny più introspettivo mentre maledice la sua insicurezza e le barriere emotive che lo frenano, o come Puddin In The Proof, con un ritmo afro-tropical e qualcosa che ricorda vagamente i Jungle

La cover di Neil Young

Dell’unica cover dell’album, Old Man, originalmente di Neil Young, avevamo già parlato in precedenza, e con questo brano si chiude il disco, inserendo un po’ di folk-rock nel calderone di generi presenti. 

All I Ever Wonder è perlopiù sorretto dalle produzioni di Page molto più che dalla voce di Burgos, ma l’accoppiata è vincente, e insieme hanno consegnato una piccola perla che sebbene non rivoluzioni niente, lo rifinisce e tira decisamente a lucido. (Adaja Inira)


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