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Jazz all’italiana: un viaggio da New Orleans all’Italia fascista e a Sinatra

Scopri l'affascinante storia del jazz in Italia nel libro scritto da Anna Harwell Celenza ed edito da Carocci: dall'arrivo post-Prime guerra mondiale fino all'influenza del regime fascista e oltre.

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Jazz all’italiana. Da New Orleans all’Italia fascista e a Sinatra è un libro molto interessante scritto dalla studiosa Anna Harwell Celenza ed edito da Carocci. Questa opera ci trasporta in un’epoca in cui il jazz, un genere musicale nato negli Stati Uniti, trovò una sua peculiare espressione nel panorama culturale italiano, dalle prime note dopo la Prima guerra mondiale fino al secondo dopoguerra.

Il Jazz come forma d’arte “indigena” e la sua accoglienza

Alla fine della Grande Guerra, il jazz arrivò in Italia e fu accolto con grande entusiasmo. Alcuni lo considerarono una forma d’arte “indigena”, capace di integrarsi perfettamente con il contesto italiano. I futuristi, in particolare, ne lodavano l’energia virile, vedendo in quei ritmi sincopati una rappresentazione del dinamismo e della modernità che tanto celebravano. Persino Mussolini, che governava l’Italia con pugno di ferro, descriveva il jazz come la voce della gioventù italiana, un elogio che testimoniava la sua popolarità e il suo potere di attrazione sulle nuove generazioni.

La diffusione del Jazz nelle sale da ballo e nei night club

I musicisti italiani, rapiti da questi suoni esotici e coinvolgenti, cominciarono a riempire sale da ballo e night club. La diffusione della radio e dei grammofoni permise alla musica jazz di entrare nelle case degli italiani, superando le barriere legate all’identità etnica dei musicisti. In questo contesto, figure come Nick La Rocca, Gorni Kramer, il Trio Lescano e il leggendario Louis Armstrong trovarono il loro spazio nel cuore del pubblico italiano.

Il sostegno del regime fascista al Jazz

Il periodo fascista vide il jazz prosperare, grazie anche al sostegno del regime. Tuttavia, la caduta di Mussolini e la fine della Seconda guerra mondiale segnarono un cambiamento radicale. Molti musicisti, nel tentativo di distanziarsi dalle compromettenti connessioni con il fascismo, cominciarono a riscrivere la propria storia, cancellando ogni traccia di quel passato scomodo. Questo processo di rimozione ha contribuito a creare un vuoto nella memoria storica del jazz italiano di quell’epoca.

L’intreccio tra politica, cultura popolare e identità nazionale

Jazz all’italiana esplora questa fase complessa e affascinante della storia musicale italiana, dove politica e cultura popolare si intrecciano con temi di grande rilevanza come l’identità nazionale, la tecnologia e l’immigrazione. Il libro di Celenza offre una prospettiva inedita su come il jazz non solo abbia influenzato la scena musicale italiana, ma anche come sia stato modellato dalle dinamiche socio-politiche del tempo.

Il ruolo del Jazz nella formazione dell’identità culturale italiana

In definitiva, questo libro rappresenta una lettura imprescindibile per chiunque voglia comprendere il ruolo del jazz nella formazione dell’identità culturale italiana del Novecento, rivelando come questa musica abbia attraversato e segnato profondamente diverse epoche storiche del nostro paese. (La redazione)

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