In un'intervista del 2016, Eugenio Scalfari ricorda il voto per la monarchia al Referendum del 1946, influenzato dal pensiero di Benedetto Croce, che vedeva nella monarchia una garanzia di laicità. Scalfari ripercorre quei giorni, le sue scelte e il passaggio alla Repubblica, che subito abbracciò lealmente.
In un’intervista di Simonetta Fiori pubblicata il 29 maggio 2016 sul quotidiano la Repubblica, il noto giornalista e scrittore Eugenio Scalfari – morto nel 2022 all’età di 98 anni – nel ricordare il Referendum del 1946, racconta di aver votato per la monarchia. All’epoca Scalfari aveva 22 anni, si era appena laureato in Giurisprudenza e il suo voto fu influenzato dal pensiero liberale e crociano.
Benedetto Croce, a cui Scalfari in quel periodo si ispirava, sosteneva che la monarchia avrebbe garantito maggiore laicità rispetto a una Repubblica guidata dalla Democrazia Cristiana, considerata troppo vicina al Vaticano. Sebbene Scalfari fosse già repubblicano per inclinazione, temeva l’egemonia democristiana e scelse quindi il re come opzione politica più sicura. Tuttavia, subito dopo il risultato, si sentì lealmente schierato con la Repubblica.
Scalfari ricorda anche la diversità delle esperienze che lo separarono dall’amico Italo Calvino, che invece votò per la Repubblica. Durante la Resistenza, Calvino partecipò alla lotta partigiana, mentre Scalfari, rimasto a Roma, si rifugiò dai gesuiti per sfuggire ai tedeschi, vivendo un periodo di duri esercizi spirituali. Questo vissuto segnò la sua percezione della politica e della società del dopoguerra, ma non influì sulla loro amicizia ormai in declino per cause naturali.
Prima del referendum, Scalfari racconta di essere stato un giovane fascista, come molti suoi coetanei, finché non fu espulso dal GUF (Gruppo Universitari Fascisti) per aver denunciato speculazioni tra i gerarchi. Questo episodio lo avvicinò agli ambienti dissidenti, influenzando il suo successivo percorso ideologico e professionale.
Dopo il referendum, Scalfari ottenne il suo primo lavoro come direttore amministrativo del casinò di Chianciano, ma la sua carriera si sarebbe presto orientata verso il giornalismo e l’impegno politico. Con il tempo, divenne un protagonista del dibattito intellettuale e un osservatore privilegiato della storia repubblicana, stringendo legami con molte figure di rilievo, da Riccardo Lombardi a Sandro Pertini, ma vivendo anche contrasti, come con Francesco Cossiga.
Alla domanda dell’intervistatrice se la scelta del nome la Repubblica, giornale da lui fondato nel 1976, fosse legato in qualche modo al Referendum del 1946, Scalfari risponde che si trattò di una decisione puramente politica, legata alla volontà di dare al quotidiano un respiro nazionale. Tornando invece alla sua scelta di votare per la monarchia, lo storico e compianto giornalista italiano fa capire che quella decisione di gioventù non fu dettata dalla passione e dal cuore ma da contingenze. Non a caso si sentì repubblicano sin dall’indomani del referendum. L’intervista integrale è disponibile qui, sul sito del quotidiano la Repubblica. Buona lettura. (La redazione)
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