Sul grande palco del Teatro Civico di Vicenza, non abituato a far risuonare queste sonorità, si sono esibiti i Godspeed You! Black Emperor per la seconda data del tour italiano.
GY!BE (Roberto De Biasio)
È risuonata forte, potente e vibrante la musica nella grande sala del Teatro Civico di Vicenza lunedì 10 marzo 2025. A riempire il suo profondo palco, nel primo atto della nuova stagione di musica rock Virock, gli otto componenti dei Godspeed You! Black Emperor, gruppo canadese originario di Montréal che quest’anno celebra i 30 anni di attività, una delle band più influenti del pianeta definiti “l’orchestra rock più grande della Terra”, punto di riferimento irrinunciabile per i musicisti che vogliono sfuggire alle logiche consumistiche dell’industria discografica.
Ma il genere dei GY!BE è sconosciuto ai più. E posso credere che loro non si siano mai posti il problema. Quello che è certo è che è uno di quei generi che travolge e il pubblico in sala lo può confermare. Non è stato un semplice concerto, siamo stati testimoni di una esperienza, un viaggio nei loro pensieri e nelle loro ansie più profonde. Le immagini che scorrono alle loro spalle non solo accompagnano la loro musica, o viceversa, ma sono l’espressione dei loro stati d’animo: speranza (scelta per aprire lo spettacolo), rabbia, disperazione. Sentimenti che non si riescono ad esprimere a parole e così i nove (otto sul palco, il nono cura le proiezioni) dei GY!BE si affidano alla musica, alla fusione di più generi, alla compagna affidabile.
La band è nota per le sue idee anti-imperialiste e insurrezionaliste e non poteva scegliere città più indicata per venire a suonare, una città come Vicenza che da metà anni sessanta del secolo scorso ospita sette basi militari e decine di migliaia di civili e militari statunitensi. L’ultimo album dei Godspeed You! Black Emperor per l’etichetta Constellation Records, è “No title as of 13 February 2024 28.340 dead”, un titolo che fa riferimento al numero di palestinesi uccisi dai bombardamenti israeliani su Gaza dal 7 ottobre 2023 al 13 febbraio 2024. Un lavoro arrivato tre anni dopo il precedente “G d’s Pee at state’s end!“.
In poco meno di due ore di spettacolo i GY!BE hanno portato alle orecchie degli spettatori tutta la capacità di fondere il sound di ciascuno strumento senza interruzioni, come al solito mantenendo il massimo distacco con il pubblico, che conosce l’atteggiamento venendo comunque coinvolti a ogni brano. La musica dei Godspeed You! Black Emperor è vigorosa, potente. Inizia soffusa e progressivamente cresce fino all’esplosione finale. Non è il volume ma la forza con la quale ogni strumento viene suonato: le note delle corde del violino escono con lo stesso impeto dei colpi della grancassa. Si inizia l’immersione nel loro spettacolo con “Hope Drone”, un brano strumentale tratto da nessun album in studio dei Godspeed You! Black Emperor ma che la band usa spesso come intro ai loro concerti, caratterizzato da un crescendo dronico e atmosferico. La metà degli 8 brani portati in scena è stata scelta dall’ultimo album mentre quello di chiusura dal loro primo lavoro in studio.
Ogni brano si mescola con il successivo con continuità, creando un legame e un’atmosfera indescrivibile. Ci si chiede chi è funzionale a cosa tra musica e proiezioni. Il concerto dura 1 ora e 40 minuti dove la tensione, musicale, emotiva, il coinvolgimento non hanno alcun minimo calo. Un viaggio ad alta tensione. E così come sono entrati, uno alla volta escono. Non esiste una dichiarazione ufficiale da parte loro, ma ci sono diverse interpretazioni. Il loro stile musicale è fortemente basato sulla graduale costruzione della tensione e dell’atmosfera e l’ingresso progressivo dei musicisti riflette questa stessa dinamica, immergendo il pubblico in un crescendo emotivo.
I GY!BE sono noti per il loro atteggiamento anti-celebrità. Non parlano dal palco, non fanno interviste personali e non vogliono che l’attenzione sia su di loro come individui e l’ingresso/uscita graduale e senza clamore evita l’effetto “ingresso trionfale” tipico delle rock band. I loro concerti sono spesso descritti come esperienze quasi mistiche (ero al loro terzo concerto e lo confermo – ndr). Il lento assemblarsi della band potrebbe evocare un rito o una celebrazione collettiva, in sintonia con la loro estetica anarchica e comunitaria. In termini più pratici, potrebbe anche essere un modo per sistemare gradualmente il suono. Per esempio, sul palco di Vicenza hanno iniziato percussioni e archi e poi gli strumenti più essenziali come chitarra e basso. Anche se m anca una spiegazione ufficiale, questi elementi si allineano bene con la filosofia e l’estetica della band. (Alessandro da Rin Betta)
La setlist del concerto di Vicenza
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